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Сентябрь
2021

I gioielli, l'amore per la cultura e un cuore grande: chi era Antonio Cocchia, commerciante gentiluomo

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GROSSETO. Lutto in città per la scomparsa di Antonio Cocchia, l’imprenditore conosciutissimo per la sua attività di gioielliere e di perito di preziosi ,ma anche per i tanti interessi nel sociale e nella cultura. Sabato 11 settembre avrebbe compiuto 75 anni. Nell’ultimo periodo era ricoverato in una clinica riabilitativa a Firenze, quando per un’infezione le sue condizioni sono precipitate ed è stato necessario il trasferimento nel reparto di rianimazione dell’ospedale Torregalli di Firenze dove si è battuto come un leone, fino al decesso intorno alle 21 di mercoledì 8 settembre. Lascia la moglie Mirella, i figli Vittorio e Giada e gli amati nipoti Guglielmo e Tancredi. La salma è stata portata nel pomeriggio di giovedì 9 all’obitorio del Misericordia di Grosseto per l’ultimo saluto di amici, parenti e collaboratori. Venerdì 10 alle 16,30 il rito funebre in Duomo officiato da don Franco Cencioni. Antonio Cocchia era nato l’11 settembre del 1946 a Collecchio, provincia di Parma: il padre, campano, era aviere dell’Aeronautica militare, la mamma era originaria di Marciana Marina.

A Grosseto Antonio arriva adolescente, con il trasferimento del babbo all’aeroporto Baccarini. Abita al Villaggio azzurro con la famiglia e frequenta il liceo classico: ben presto sviluppa quelle attitudini per il commercio che lo porteranno a grandi intuizioni e a dare vita a importanti attività.Alla fine degli anni Sessanta apre a metà di via Roma "Artigianato maremmano", una sorta di gioielleria etnica nostrana con articoli realizzati con materiali come il legno d’olivo: grazie a questo primo negozio conosce la giovane coordinatrice alle vendite della Standa, Maria Grasso detta Mirella. Si sposeranno nel 1974. Negli anni Settanta un’apertura che finisce anche nelle riviste specializzate di arredamento, un negozio di tappeti orientali e antiquariato interamente arredato e concepito secondo i quattro elementi parmenidei: qui, nel negozio di via Ronchi, c’è anche la gioielleria che poi sarà ampliata grazie al trasferimento all’inizio degli anni Ottanta in via Matteotti dove si trova tuttora.

Gli anni Ottanta portano per Cocchia altre due attività, la pellicceria Antonio & Antonio e il negozio Grandi firme vicino alla stazione in partnership con altri imprenditori maremmani, Olmi e Robecchi. A metà di quel decennio un vero colpo di prestigio nel cuore del capoluogo fiorentino: Antonio Cocchia acquisisce e rilancia l’antica gioielleria e argenteria Cavurotto che si trova davanti a palazzo Medici Riccardi, fornitrice ufficiale della Real Casa Savoia e attività riconosciuta nel catalogo degli esercizi storici italiani.

Per quest’opera di rilancio nel 1987 Cocchia riceve nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio il premio internazionale "Le Muse"; tra i premiati anche l’allora ministro Antonio Maccanico. Nel negozio Cavurotto dopo la maturità classica lavora anche il figlio Vittorio che parallelamente porta avanti gli studi di giurisprudenza, con tesi finale sulla figura del consulente tecnico in gemmologia, ispirata anche dal lavoro del babbo. Antonio Cocchia era un professionista autentico che conosceva benissimo il mercato dei preziosi, tanto che i suoi report mensili sullo stato del settore venivano pubblicati regolarmente dalle riviste di categoria come "L’orafo italiano". Ma aveva anche una personalità poliedrica per cui il suo nome resta legato alla lunga collaborazione con la kermesse di Miss Italia e a grandi eventi culturali.

Nel 2007 viene nominato ambasciatore della pace per il conflitto arabo-israeliano dalla Regione Toscana. Per la cultura si è speso tantissimo, portando in Maremma personaggi come il professor Ettore Paratore, accademico e latinista, e memorabili Lecturae Dantis con Giorgio Albertazzi, le serate del teatro classico a Roselle e le serate collodiane a Punta Ala. Nel 1994 sposa la causa di studenti e professori del liceo classico Carducci Ricasoli che non vogliono lasciare la sede storica di palazzo Mensini in via Mazzini: nasce la campagna "Hic manebimus optime" che Cocchia sostiene pagando le spese per la ricerca dei documenti utili alla causa e comprando inserzioni pubblicitarie.

Anche Ascom Confcommercio Grosseto è in lutto perché perde un socio storico, sempre presente nel direttivo Federpreziosi. «Cocchia amava il suo lavoro - dice il presidente Giulio Gennari -, lo ha portato avanti, in tutti questi anni, con quell’immensa dedizione necessaria per ottenere le più grandi soddisfazioni. Nel suo settore è stato un precursore e nonostante i numerosi impegni ha sempre trovato il tempo per dedicarsi anche alla nostra associazione per far crescere il comparto». «Ho avuto la fortuna di conoscerlo e oltre a essere una persona squisita sotto il profilo umano - aggiunge Alessandra Merli, presidente Federpreziosi Confcommercio Grosseto - era una persona generosa e di ampia cultura. Antonio Cocchia ha rappresentato una colonna portante dell’oreficeria e della gioielleria a Grosseto». Cordoglio anche da parte del Lions Club Salebrum di Castiglione della Pescaia di cui fu socio to fondatore. «Ci ha svegliato - si legge nel post pubblicato ieri su Facebook - la triste notizia della morte di Antonio Cocchia, da noi insignito del Melvin Jones Fellow: lo ricordiamo per il suo ruolo fondamentale nella nascita del nostro club. Anche se non più nostro socio, Antonio è sempre rimasto nei nostri cuori. Siamo vicini alla famiglia e alla sorella Anna, nostra socia». «Un vero signore che credeva molto nell’importanza della pubblicità", così lo ricorda Barbara Ciacci, titolare dell’agenzia di comunicazione Internetfly di Grosseto. «Era una persona dal cuore grandissimo - prosegue Ciacci - e molto attenta ai dettagli, come dimostrava anche col suo abbigliamento sempre impeccabile. Un grande imprenditore da cui ho imparato tantissimo».

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