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Сентябрь
2021

Caro estinto in Canavese, condanne confermate per i due operatori delle camere mortuarie

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IVREA. Con l’ennesimo colpo di scena, la Cassazione conferma le condanne ai due operatori delle camere mortuarie e mette la parola fine sulla vicenda di corruzione nelle camere mortuarie di Ivrea e Cuorgnè, nota come il “caro estinto”. Il procuratore generale, infatti, aveva chiesto di rinviare le posizioni di Gian Piero De Filippi, 54enne di Busano, difeso dall’avvocato Paolo Maisto, e Gianni Biolatti, 45enne di San Giusto Canavese, rappresentato dall’avvocato Massimo Strumia, in Corte d’Appello, per considerare una possibile assoluzione per la lieve entità delle condotte corruttive. Ma gli ermellini hanno rigettato il ricorso. «Le parole del pg sono una magra consolazione - spiega Maisto -, ma che lascia più di qualche pensiero».

Si torna, di fatto, alla sentenza d’appello, che in parte aveva già ridimensionato la vicenda. De Filippi era stato condannato a un anno (mentre erano due quelli comminati in primo grado) e Biolatti a un anno e 4 mesi (pena ridotta rispetto ai 28 mesi comminati dal tribunale di Ivrea). Mauro Colmuto, 61 anni, e Daniela Capelli, 55 anni, entrambi residenti a Cascinette e difesi dall’avvocato Pio Coda hanno invece patteggiato in appello, rispettivamente, un anno e due mesi e nove mesi di pena. Il tribunale di Ivrea aveva inflitto pene di due anni e cinque mesi e due anni e due mesi. La sentenza d’appello, di fatto, ha ridotto l’impatto della vicenda, concedendo a tutti gli imputati la sospensione condizionale della pena, ma ha comunque riconosciuto la sussistenza dei reati corruzione, per il sistema delle “mance” messo in piedi nelle camere mortuarie, e di truffa, per aver, Biolatti e Capelli, simulato la presenza di Colmuto a lavoro passando il badge mentre era assente.

Tutti assolti, invece, i titolari delle agenzie funebri. Ma in alcuni casi è stato riconosciuto il fatto e l’assoluzione è intervenuta per «particolare tenuità». Fattispecie, quest’ultima, che è stata applicata nei casi di Giovanni e Paola Allera, Pietro Florian, Mauro Ceregati , Marco Regis, Giuseppe Sanapo, Stefano Spinucci e Claudio Brunetto. Qui si è tenuto conto della circostanza che gli imputati fossero incensurati e che la loro non era una condotta abituale. Assoluzione per non aver commesso il fatto, invece, per Lauretta Schiumski, Roberto Giglio Tos e Giuseppe Pavese.

L’Asl/To4, parte civile nella vicenda attraverso l’avvocato Andrea Castelnuovo, si è vista riconoscere 15mila euro di provvisionale, oltre al pagamento delle spese legali. «Professionalmente - spiega l’avvocato Andrea Castelnuovo -, esprimo molta soddisfazione perché il procuratore generale della Corte, in udienza, mi aveva sorpreso chiedendo l’annullamento della sentenza. Molta soddisfazione dunque per essere riuscito a convincere la Suprema Corte delle nostre ragioni e della correttezza dell’operato del tribunale di Ivrea e della corte d’appello di Torino nel sanzionare comportamenti così scorretti».




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