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Сентябрь
2021

Nuovo interrogatorio a Patrick Zaki: “L’accusa ha esibito articoli controversi”

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Un nuovo interrogatorio potrebbe essere il preludio dell’ennesimo rinvio a giudizio per Patrick Zaki, secondo i timori di una Organizzazione non governativa egiziana. Così sarebbe successo ad altri ricercatori e opinion maker e «se questa previsione è vera –afferma l’Eipr, l'Iniziativa egiziana per i diritti personali – allora questo rinvio si baserà su accuse infondate e inventate, che dipendono da un falso rapporto di accusa».

L’ufficio dell'Alta Procura per la Sicurezza dello Stato ha convocato Patrick ieri, 9 settembre, per completare l'interrogatorio che, inizialmente, doveva essere concluso il 13 luglio 2021, a un anno e mezzo dal suo arresto. Per la prima volta, l'accusa avrebbe presentato alcuni articoli, sostenendo che lo studente egiziano li avrebbe scritti tra il 2013 e il 2019, ma, secondo l’Eipr, non avrebbe presentato alcuna prova a sostegno della propria affermazione. 

Il ricercatore sarebbe, inoltre, «stato confrontato con le foto di un account Facebook che l'accusa gli ha attribuito senza prove tecniche.» Si tratterebbe del profilo Facebook, dove, secondo l’accusa, Patrick Zaki avrebbe condiviso post di critica verso il governo egiziano e inneggiato alle manifestazioni contro lo stesso. «Anche prendendo per valide le affermazioni –continua l’ong – si tratta di un individuo che esercita il proprio diritto fondamentale di ricercare, di esprimersi e di difendere i diritti umani». L’accusa avrebbe, però, utilizzato i post in questione per accusarlo, fra l'altro, di «partecipazione a un gruppo terroristico conoscendone gli obiettivi, di diffusione di notizie false all'interno e all'esterno del Paese e di utilizzo di un account elettronico per commettere i due reati precedenti, senza specificare quale sia questo gruppo né le sue finalità condivise dall'imputato, cosa che l'Alta procura per la sicurezza dello Stato ha fatto di solito negli ultimi anni».

Per l’Eipr il rinvio a giudizio è ancora più probabile anche alla luce del fatto che l'ufficio del massimo procuratore per la sicurezza dello Stato ha ignorato le ripetute richieste della difesa di Patrick, che chiedeva sia di controllare «le telecamere di sorveglianza all'aeroporto del Cairo, per verificare la manomissione del rapporto di arresto», sia di dimostrare che lo studente «era stato intimidito, minacciato e torturato con percosse e scosse elettriche dalle forze di sicurezza nazionali in una delle loro sedi». 




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