Belluno a corto di medici: negli ambulatori e in ospedale 70 posti scoperti
BELLUNO. Sono oltre settanta i medici tra ospedale e territorio che mancano in provincia di Belluno e dall’Ordine e dai sindacati di categoria si alza a gran voce l’allarme: «Si intervenga subito o tra un paio d’anni i bellunesi si troveranno senza assistenza medica».
I numeri
«La situazione è grave», precisa Stefano Capelli, presidente dell’Ordine dei medici bellunese. «Al 31 dicembre 2020 negli ospedali dell’Ulss Dolomiti mancavano 54 camici bianchi. Certo, nel frattempo l’azienda ha provveduto ad assumermene o a stipulare contratti libero professionali, ma molti altri medici in questi mesi se ne sono andati. E poi sul fronte dei medici di medicina generale, sono ben 21 i posti scoperti al luglio scorso in provincia, su un centinaio di professionisti. Senza considerare che molti di questi posti complessivi sono stati assegnati in via provvisoria e il turn over è elevatissimo.
Ma il peggio deve ancora arrivare», dice Capelli che aggiunge: «La situazione era già di per sè precaria qualche anno fa, ma ora il Covid ha dato il colpo di grazia, mettendo a nudo le carenze importanti del sistema sanitario E malgrado qualche azione correttiva messa in atto ultimamente, ci vorranno 4-5 anni prima di vederne i frutti. Il vero dramma, quindi, è coprire questo arco temporale. E questo a causa della politica che negli ultimi 20 anni ha portato avanti una programmazione ben distante dalle necessità, senza alcuna valutazione dell’impatto delle scelte sul sistema sanitario, utilizzato come bancomat. L’unica speranza ora è il Pnrr che dovrebbe prevedere risorse fresche per la sanità anche quelle territoriale».
La situazione
A luglio in provincia erano 21 le cosiddette aree carenti, cioè mancavano 21 medici per garantire il servizio ai cittadini, mentre erano tre quelle carenti di pediatri di libera scelta (in provincia attualmente sono venti questi specialisti). E le maggiori criticità si registrano soprattutto nella parte alta della provincia.
«Sul fronte della medicina del territorio da qui ai prossimi 2-3 anni è atteso il pensionamento in massa di tutti quei professionisti nati negli anni ’50. Parliamo di alcune decine di persone che se ne andranno, lasciando posti vuoti difficilmente copribili vista la penuria di professionisti», dichiara Umberto Rossa presidente della Fimmg. «E purtroppo nelle scuole di specializzazione regionali, i numeri degli accessi sono ancora bassi».
«Si consideri che quest’anno in Veneto sono state messe a disposizione 100 borse di studio per la medicina di famiglia, un numero irrisorio rispetto al bisogno. C’è la possibilità per chi entra in specialità di iniziare a seguire alcuni pazienti, ma è poca cosa rispetto alle necessità», sottolinea ancora Capelli.
«Se fino a qualche mese fa la situazione era grave, ora è drammatica», taglia corto Fabio Bortot, fiduciario della Fimmg. «Fra poco i cittadini avranno difficoltà a trovare un medico che li segua mentre il servizio diventerà sempre più importante visto l’invecchiamento della popolazione. E allora i medici che restano dovranno accollarsi i pazienti anche degli altri, aumentando i loro assistiti. Ma avranno la forza per seguire tutti?», conclude Bortot. Preoccupato anche Roberto Sernaglia dello Snami. «Da anni lanciamo l’allarme ma la politica non ha fatto granché per risolvere la situazione. Servirebbero incentivi economici per far venire quassù in montagna i medici e che gli ambulatori venissero forniti o gratuitamente o con prezzi calmierati dall’Ulss o dai comuni. Sarebbe un punto di partenza».
Negli ospedali
Sul fatto che serva almeno un incentivo è d’accordo anche Luca Barutta dell’Anaao. «Anche in ospedale la situazione si sta facendo pesante: molti sono i medici che se ne vanno e si fatica a trovare i sostituiti. Con quello che ne consegue per chi resta. Perché non rendere più appetibili queste zone dando qualcosa in più in busta paga? Credo sia ora che l’azienda sanitaria investa sulle persone rischiando anche di sforare il budget. Le strade sono due: o si fa quadrare il bilancio o si assicura il servizio ai cittadini».