Pesca abusiva in acque proibite: 125 vongolari verso il processo
VENEZIA. Torna l’affare delle “vongole nere”, pescate di frodo in acque proibite e con metodi di raccolta vietati, vecchio come il tempo della pesca abusiva in laguna di Venezia da quando esiste Porto Marghera, tra i canali vicini alle industrie dove l’acqua è più calda e più “ricca” di molluschi e assolutamente proibita.
Sono 125 i “vongolari” di Pellestrina, Chioggia, Rovigo, del Padovano sui quali il pubblico ministero della Procura di Venezia, Giorgio Gava, ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. La gran parte di loro è accusata dal pm di associazione per delinquere, di aver realizzato un’organizzazione “allo scopo di esperire, in violazione alla normativa che disciplina la raccolta rifiuti nella Laguna di Venezia, operazioni di pesca abusiva con metodologie meccaniche recanti danno ai fondali della Laguna di Venezia, in questo imperniate sull’aratura dei fondali e sul “saccheggio” dei sedimenti, da cui la distruzione delle forme di vita che vi albergano, il depauperamento dei fondali medesimi e l’alterazione degli equilibri dell’ecosistema lagunare (danneggiamento connesso su cose di pubblica utilità)”.
In pratica , si sarebbero accordati e coordinati tra loro, per aiutarsi nell’individuare le pattuglie delle forze dell’ordine dei servizi anti-pesca abusiva, creando “una vera e propria rete solidale di natura informativa per l’osservazione delle manovre delle imbarcazioni dei carabinieri e della guardia di finanza, posizionando “pali” con il compito di monitorale i movimenti delle imbarcazioni”.
Così i ruoli erano ripartiti. Dopo i vertici, la lunga rete dei pescatori abusivi, all’opera rimestando i fondali con le eliche di motori e catturando le vongole con le “gabbie”, nei “vietatissimi” canali Vittorio Emanuele e Canale Nuovo Fusina: “aratura dei fondali, distruzione delle forme di vita che vi albergavano, saccheggiamento dei sedimenti e alterazione degli equilibri dell’ecosistema lagunare”, l’accusa.
Vongole -in ogni caso – pescate anche a ridosso dei lidi ferraresi e rodigini. Decine e decine di migliaia di chili di “vongole nere”.
Eppoi a finire sotto indagine sono stati i commercianti e i ristoratori privi di scrupoli che acquistavano direttamente dai pescatori le vongole, senza le certificazioni sanitarie necessarie.
Un’indagine che nasce da primi sequestri di vongole operati nel 2016.
Sei le società coinvolte: Ittica Allevamenti Ca’ Pellestrina con sede a Porto Tolle, società Amo Mar di Ferrara, L’Acquaviva di Porto Viro, Zamar Finittica (gia Ittica San Giorgio), Lepore Mare Spa.
Nei mesi scorsi si è conclusa un’altra vicenda giudiziaria del tutto simile: 40 pescatori di Chioggia e Pellestrina indagati. Tutti assolti.