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Сентябрь
2021

A Jesolo basta la prima mareggiata per scavare mezza spiaggia

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JESOLO. La mareggiata che non ti aspetti ha graziato la stagione, ma fa sempre male. Ieri sul litorale est si è formato un gradino di 80 centimetri, all’incirca davanti al villaggio Marzotto. È uno dei tratti più battuti dalle mareggiate ed è bastato un po’ di mare mosso e l’alta marea perché la spiaggia fosse ridotta ancora a un impressionante escavo della battigia, dove i bambini quasi scompaiono alla vista dalla spiaggia sotto l’altro scalino.

Inevitabili le code polemiche degli operatori e dell’opposizione che grida all’inefficacia dei sistemi di protezione, pennelli in roccia e ripascimenti. Gli stessi esperti hanno visioni differenti.

LE DUNE. Scomparse da decenni sui litorali, in particolare nella Pineta di Jesolo, dove erano enormi, garantirebbero una protezione sicura. La cementificazione assieme a politiche sbagliate di protezione le hanno inghiottite. Gabriella Buffa, professoressa di Botanica all’Università Ca’Foscari, coordinatrice del progetto Life Redune dedicato alla ricostruzione delle dune, ha affrontato più volte il tema delle opere di difesa. E ritiene che strutture rigide a mare risolvano il problema a monte, ma a valle lo peggiorino, considerando i ripascimenti un “intonaco” da ripetere di continuo.

Lei è tra i sostenitori delle dune come sistemi naturali di difesa, elemento di mitigazione naturale. Dal 2017, Ca’Foscari, in collaborazione con Regione, l’Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primari, e due società private ( EPC s. r. l. e SELC Società Cooperativa), ha messo a punto tecniche a basso impatto per la ricostruzione dei cordoni dunali o la riqualificazione degli esistenti. Il progetto, di 2 milioni di euro, è stato cofinanziato dalla UE.

DIGHE E RIPASCIMENTI Sono i sistemi finora adottati a Jesolo, che ha speso con la Regione milioni di euro in questi anni. Gli ultimi pennelli in Pineta sono stati costruiti o fatti “rifiorire” da quelli esistenti. Piero Ruol, docente all’università di Padova in costruzioni marittime, gestione e protezione coste, è tra gli autori delle linee guida della Regione per la difesa dei litorali. «Il gradino», spiega, «si forma perché la linea di riva arretra. È la natura che fa sì che il mare di prende la sabbia dalla riva e la porti nella zona delle onde frangenti. In questo modo si difende. Tra 10 o 15 giorni la sabbia tornerà sulla battigia senza aver perso un granello. Certo, perché ciò avvenga la spiaggia deve essere in condizioni di “buona salute”. Se manca apporto solido dai fiumi, come in questi casi purtroppo, e il bilancio è negativo tra sabbia erosa e quella riportata naturalmente, la sabbia non si genera se non con il ripascimento, ovvero apportandola. I pennelli, poi, rallentano il processo di erosione localmenteA.

«Le barriere subacquee parallele alla costa», conclude, «come le reef ball servono per il ripopolamento ittico, ma non certo per la difesa. Ci vorrebbero 50 file. La diga proposta al largo, invece, formerebbe solo un lago e addio al mare perché dopo un po’ ci troveremmo uno stagno o poco più».




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