Garcia: “Pellegrini calciatore ideale per un allenatore. Il gesto del violino? Non sopportai un’ingiustizia troppo grande”. E su Pallotta…
AS ROMA NEWS – Rudi Garcia, ex allenatore della Roma che in estate ha lasciato la guida del Lione dopo aver mancato per soli due punti la qualificazione alla prossima Champions League, ha parlato oggi al Corriere dello Sport (G. D’Ubaldo), chiarendo come le sue ambizioni da allenatore siano più definite.
“In estate mi hanno cercato tanti club, ma non mi interessava andare in una squadra che non gioca la Champions o che non può raggiungerla, non è nei miei piani. Sono diventato esigente, adesso è così”, le parole dell’allenatore francese.
Alla domanda su Pellegrini, Rudi si lascia andare: “Quanto è bravo Lorenzo! Ha tutto per essere un grande calciatore. È forte tecnicamente, è alto per essere un centrocampista e soprattutto ha una comprensione tattica non comune. Gli dici una cosa e la assorbe subito, è molto intelligente.
Se ha la personalità per fare il capitano? Assolutamente sì. Ha carattere, sa farsi rispettare. In campo si fa vedere, vuole la palla, non si nasconde quando le cose vanno storte. È un giocatore sul quale puoi contare. Per un allenatore è l’ideale“.
Parole al miele anche per Totti: “Il capitano era ancora un grande giocatore, è sempre stato un fuoriclasse, prima di me, con me e dopo di me. Uno come Francesco non lo avevo mai incontrato. Vede tutto prima degli altri, nessuno è come lui”.
Passando alla Roma di Mourinho, Garcia si augura che lo Special One possa battere il suo record di dieci vittorie consecutive: “Magari ci riuscisse. Però sono state giocate solo due partite, è un po’ presto, bisogna aspettare soprattutto perché ci saranno alcuni scontri diretti nelle prime partite”.
Garcia non dimentica quella straordinaria cavalcata: “Ricordo ognuna di quelle bellissime vittorie. Avevamo una squadra che aveva voglia di riscattarsi, una squadra tecnica, completa, con tanti guerrieri. Fu una grande stagione. A Roma mi è mancato solo una una vittoria, il primo anno ci eravamo vicini”.
Sul famoso gesto del violino in Juventus-Roma: “Eravamo avanti, poi la Juve segnò il gol del pareggio ma c’era fallo su Benatia. Fu un gesto istintivo, io ho sempre difeso i club dove ho allenato. In quel caso non ho sopportato un’ingiustizia, una grande ingiustizia“.
Chiusura sul rapporto con Pallotta e con la dirigenza di quell’epoca: “Fino a un certo punto ho avuto un buon rapporto con i dirigenti. Poi penso che non avessero gradito una frase che dissi dopo l’ultima partita del secondo anno, quando arrivammo ancora secondi. Dissi che il gap con la Juve era incolmabile, era la verità“.
Fonte: Corriere dello Sport