Добавить новость
ru24.net
World News
Сентябрь
2021

Idro-politica

0
Turchia contro Siria. Ucraina contro Russia. Etiopia contro Egitto. Sono alcune delle dispute in corso tra Paesi per il controllo dell'oro blu che determina vita e morte per milioni di persone. la desertificazione in vaste aree del mondo, l'acqua diventa elemento di potere più che mai decisivo.

Oltre quattromila anni fa, sulle rive del fiume Tigri nell'attuale Iraq, i guerrieri di due antiche città, Lagash e Umma, si affrontarono a colpi di lancia. La battaglia non fu combattuta per brama di ricchezze o per uno scontro religioso: in palio c'era invece il controllo dei canali di irrigazione.

Oggi su quello stesso fiume, su cui sono nel frattempo sono sorti e scomparsi imperi di ogni sorta, tornano a incrociarsi drammaticamente guerra e risorse idriche. Le acque del Tigri si sono dimezzate nel giro degli ultimi due anni. Il suo gemello, l'Eufrate, che scorre anche in Siria, è nella stessa situazione. Le conseguenze sono catastrofiche: secondo una rete di associazioni umanitarie, 12 milioni gli abitanti dei due Paesi, già martoriati dai conflitti, rischiano di rimanere senza né acqua né cibo né energia. Quattrocento chilometri quadrati di aree agricole si stanno trasformando in una distesa di campi disseccati e di bestiame stramazzato. Tre centrali idroelettriche siriane sono prossime al fermo delle turbine.

Le cause del disastro sono molteplici. L'emergenza climatica è una: le precipitazioni nella regione si sono ridotte fino al 70 per cento e la colonnina di mercurio, come in tutto il mondo, è in crescita. Il governo iracheno e le fazioni siriane però puntano il dito verso nord, in direzione della Turchia. Ankara ha costruito diverse dighe sui due corsi d'acqua, le cui sorgenti si trovano nel suo territorio, e a sua volta alle prese con la siccità ignora gli accordi stretti un tempo con i vicini, approfittando dei loro guai.

Secondo i nemici del presidente Recep Tayyp Erdogan in Siria, il regime di Bashar al-Assad e soprattutto i curdi del Rojava, la secca dell'Eufrate nasconderebbe però un tentativo deliberato del sultano di stroncarne la resistenza prendendoli per la gola riarsa. I funzionari di Ankara negano ogni addebito, accusando i rivali siriani di mala gestione e profondendosi in una pletora di scuse con gli alleati iracheni, accolte a Baghdad con un certo scetticismo.

La negazione delle risorse idriche è in ogni caso una tattica bellica ampiamente utilizzata sin dall'antichità da parte di eserciti assedianti e oggi viene riproposta in scala più ampia nei conflitti nazionali. L'Ucraina dal 2014 ha chiuso i rubinetti del Canale settentrionale di Crimea, che assicurava l'85 per cento della fornitura d'acqua dolce alla penisola. Una ritorsione per l'insurrezione locale, e la seguente annessione alla Russia, che sta ponendo fine al miracolo agricolo e turistico della regione cominciato in tempi sovietici grazie al corso d'acqua artificiale.

Mosca ha cercato di porre rimedio tramite una rete di tubature, senza apparente successo: a novembre scorso ha dovuto lanciare un nuovo piano di aiuti da 650 milioni di rubli, pari a circa mezzo miliardo di euro, a luglio di quest'anno ha denunciato il governo ucraino presso la Corte europea dei diritti umani, accusandolo di voler compiere un genocidio.

Tra le conseguenze della messa in secco del canale, quest'estate se n'è verificata anche una bizzarra e comunque preoccupante per gli equilibri ecologici: l'invasione di centinaia di migliaia di meduse, prosperate grazie alla maggiore salinità delle acque costiere.

Secondo un recente Rapporto delle Nazioni unite, il 40 per cento della popolazione mondiale si trova già alle prese con problemi idrici per almeno un mese all'anno. Uno scenario che nel giro di un decennio potrebbe trasformarsi in una crisi planetaria a causa sia dell'aumento della temperatura globale sia di quello dei consumi d'acqua, cresciuti, sempre secondo la ricerca, di sei volte nell'ultimo secolo e senza accennare a fermarsi. D'altra parte, fin dal 2008 la banca d'affari Goldman Sachs aveva definito l'acqua «il petrolio del XXI secolo». E come l'oro nero, anche l'oro blu può essere una fonte di potere geopolitico e, potenzialmente, la causa di nuovi e più gravi conflitti.

Le tensioni belliche legate all'acqua ribollono in più parti del mondo. L'Etiopia nel 2011 ha avviato i lavori per la colossale diga del Gran rinascimento sul Nilo azzurro, scatenando a valle i timori di Egitto e Sudan che potrebbero vedere una riduzione di un quarto delle acque del fiume nel loro tratto di pertinenza.

Il Cairo ha fatto tintinnare le sciabole a più riprese, alludendo a un possibile intervento militare, a cui hanno risposto a tono i generali di Addis Abeba. In Asia centrale, i militari di frontiera di Tagikistan e Kirghizistan si sono sparati addosso per tre giorni lo scorso aprile per una disputa sulle acque del fiume Ak-Suu, prima che tornasse la calma.

L'Indocina intanto offre già un esempio delle drammatiche conseguenze che può generare una contesa idropolitica. Il Mekong è l'arteria pulsante della regione: dalle sorgenti cinesi attraversa Myanmar, Thailandia, Laos, Cambogia fino a sfociare sulla costa vietnamita. Le sue acque sono vitali per la sicurezza alimentare di 60 milioni di persone: metà della produzione risicola del Vietnam, per esempio, è concentrata nel delta del fiume.

La Cina però ha costellato il bacino superiore del Mekong con 11 enormi dighe che, secondo il think tank americano Stimson center, sono state la causa principale della grave siccità che ha colpito il bacino inferiore nel 2019. Una scelta strategica che potrebbe avere conseguenze politicamente destabilizzanti per l'intera regione, nonostante l'influenza di Pechino sui governi dei Paesi limitrofi.

«Si tratta di una dinamica estremamente rischiosa per la Cina: per la popolazione rurale dei Paesi del Sud-Est asiatico l'acqua è l'elemento vitale e nella stagione secca la gestione dei flussi idrici è spesso una questione di vita o di morte» spiega Stefano Pelaggi, ricercatore di Geopolitica.info. «Mentre su altri temi difficilmente l'opinione pubblica locale riesce a incidere sulle scelte governative, quando si tratta di flussi idrici la sopravvivenza di milioni di contadini passa in primo piano e la pressione sui governi centrali diventa sempre maggiore».

Paradossalmente, anche il rispetto dei trattati siglati può trasformarsi in motivo di instabilità interna col passare del tempo. Stati Uniti e Messico si sono accordati nel lontano 1944 per gestire i flussi idrici dei fiumi transfrontalieri. Sfortunatamente nel frattempo il clima si è inaridito e la popolazione e i consumi lungo il confine sono esplosi. Così il Paese ispanofono, colpito più duramente dalla siccità in anni recenti, ha accumulato un «debito d'acqua» sul Rio Grande, che in Texas segna anche un confine sensibile con gli Usa.

Per saldare le pendenze Città del Messico ha ordinato lo svuotamento di un bacino artificiale lungo il corso del Río Conchos, principale affluente del fiume in questione. La decisione ha suscitato la disperazione dei contadini locali, che viste le piogge misere dipendono dalle riserve custodite nelle dighe per riuscire a portare a casa il raccolto. Gli scontri tra manifestanti e militari, mandati a sorvegliare l'operazione, sono degenerati in violenza e hanno lasciato sul campo una giovane dimostrante, centrata da una pallottola governativa.

L'Italia, invece, grazie alla sua conformazione geografica e alla ricchezza di acque almeno nel Nord della Penisola, è oggi al riparo dal rischio di dispute importanti con i vicini per questioni idriche. Questo non ci esime però dal dover affrontare i problemi presenti e futuri di carenza d'acqua: la siccità ha causato danni all'agricoltura per un miliardo di euro solo quest'anno e il 20 per cento del Paese, secondo il Cnr, è a rischio di desertificazione. Per questo nel Recovery plan sono stati stanziati 2,8 miliardi di euro per le infrastrutture idriche: c'è da augurarsi non sia l'ennesimo buco nell'acqua che ancora ci resta.




Moscow.media
Частные объявления сегодня





Rss.plus




Спорт в России и мире

Новости спорта


Новости тенниса
Анна Калинская

Анна Калинская раскрыла причину снятия с Australian Open — 2025






В столичном районе Царицыно построили три дома по программе реновации

В Москве прошла светская премьера романтического фильма «Четыре четверти»

В косметологической клинике Москвы скончалась пациентка

Взять и переделить // Новые регионы могут получить в следующей Госдуме девять одномандатников