Ferrara, ostacolano i vaccini: indagini per interruzione di servizio
FERRARA. La procura ha aperto un’inchiesta ipotizzando il reato di interruzione di pubblico servizio per cinque casi di sanitari che si sono presentati agli Hub vaccinali - 4 di loro a Ferrara e uno a Codigoro - contestando le norme sul consenso informato (i fogli che si firmano al momento della vaccinazione) e sull’adeguatezza del vaccino stesso. Di fatto, con il loro comportamenti, i 5 sanitari (e i loro legali al seguito) avrebbero, secondo la denuncia dell’Asl Ferrara, ritardato e bloccato le operazioni di vaccinazione in corso. La segnalazione arrivata in procura da diverse settimane, del resto parlava in modo chiaro e netto di ritardi e ostacoli nelle operazioni di somministrazione: così dopo la lettura delle varie denunce sui casi prospettati, il procuratore capo Andrea Garau ha ravvisato gli estremi per l’apertura di un fascicolo (a modello 44), iscrivendo a registro, al momento, solo il reato “di interruzione di servizio”. Sono in corso i primi accertamenti delegati ai Carabinieri per la verifica delle generalità delle persone coinvolte e dei fatti, indagini ora seguite dal pm Ciro Alberto Savino cui lo stesso Garau ha assegnato i fascicoli.
È bene precisare che se al momento l’indagine si limita a ipotizzare il reato, è quasi scontato - come prossima evoluzione - che tutte le persone citate negli atti dell’Asl, possano essere indagate per il reato circoscritto. Dicevamo cinque casi, di sanitari che si sono comportati come l’infermiera (non un medico, spiegava ieri il legale) al centro dell’unico caso pubblico di cui si era a conoscenza, accaduto a metà agosto e reso noto dal sindacato Fisi che rappresenta sanitari contrari agli obblighi vaccinali: l’infermiera si presentò con un avvocato all’Hub della Fiera, muovendo contestazioni e arrivando - il legale - a chiamare i carabinieri. Azioni messe in atto, di fatto, per evitare gli obblighi vaccinali per i sanitari (pena la sospensione dal lavoro senza stipendio). Un caso questo, come altri, seguito dall’avvocato Orazio Di Stefano interpellato ieri dalla Nuova: «L’inchiesta? L’Asl può dire ciò che vuole: se l’indagine è aperta, la procura ha fatto bene: potremo così conoscere verbali e atti e procedere con nostre azioni legali».
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