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Сентябрь
2021

Margherita Buy: «”Tre piani” ha cambiato Nanni Moretti»

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Tre piani di Nanni Moretti, dopo un anno fermo al semaforo a causa dell’emergenza Covid e il recente passaggio al Festival di Cannes, arriva finalmente nelle sale (da oggi). Alla fine della proiezione ci si chiede se siamo di fronte a un nuovo Moretti, se il regista della Stanza del figlio sia cambiato. Lo chiediamo nella nostra video intervista alla sua attrice feticcio, Margherita Buy.

Prima però inquadriamo Tre piani. Si tratta del primo lungometraggio di Moretti tratto da un romanzo (dell’israeliano Eshkol Nevo). Nanni sposta la location da Tel Aviv a Roma, modifica il contesto sociale e allunga l’arco temporale. Qui inserisce le tre famiglie protagoniste che vivono nello stesso palazzo.

Al terzo piano ci sono i due giudici Dora (Margherita Buy) e Vittorio (Moretti), integerrimi con figlio Andrea (Alessandro Sperduti) dopo un incidente stradale che provoca la morte di una donna; al secondo abita Monica (Alba Rohrwacher) alla prese con la crescita della neonata Beatrice e con la solitudine causata dalla lontananza del marito (Alessandro Preziosi).

Al primo vivono invece Lucio (Riccardo Scamarcio) e Sara (Elena Lietti), i genitori della piccola Francesca che spesso affidano a Renato e Giovanna, vicini di una certa età. Un giorno accade l’imprevedibile: lo smemorato Renato si perde nel quartiere con Francesca. Lucio teme che sia accaduto qualcosa di irreparabile.

Tre piani
Tre piani
Tre piani

Nanni affronta temi come l’ossessione, la giustizia, il senso di colpa, ma soprattutto le responsabilità dei genitori verso i figli: quanto le decisioni dei genitori e i loro comportamenti pensano sulla vita di un figlio? Spesso pesantemente. Il regista de La stanza del figlio ci sbatte in faccia il veleno che gli adulti innestano nelle loro vene e si interroga sul futuro delle giovani generazioni.

Ecco la famosa domanda che poniamo a Margherita Buy, che conosce benissimo Moretti (ha lavorato con lui in quattro film): «Con questo nuovo lavoro è cambiato? «Tutti cambiano, perché Nanni non dovrebbe?», ci risponde senza esitazione, «anche lui ha vissuto molte esperienze e per la prima volta ha voluto girare un film tratto da un romanzo. Questo è già un grande cambiamento», sottolinea l’attrice, «ha scelto il libro di Nevo per raccontare anche sé stesso. Tre piani è un film doloroso».

Tanti dei suoi film sono dolorosi, ma l’inconfondibile ironia morettiana stemperava l’atmosfera (qui non c’è traccia). «Ma qui non ce n’era bisogno», sostiene Margherita, «sarebbe stata fuori luogo. Nanni è stato rigoroso con il libro che è ancora più duro del film. Nanni non volveva uscire da quel binario. Tre piani non è più crudo di altri suoi film: racconta le nostre ossessioni e le nostre le paure di esseri umani. In altri film ha raccontato il dolore inventato e reale, la sua malattia, la morte di un figlio e la crisi di un Papa.

Per Alba Rohrwacher è stata la prima volta sul set con Moretti: «Ho avuto la conferma della grande cura con cui veniva affrontato il lavoro ogni giorno», ci spiega, «di quei mesi ho una memoria cristallina, intatta e indelebile tanto eravamo concentrati sui personaggi. Ho amato Monica», sottolinea, «ho amato la sua vulnerabilità e l’essere una donna persa in un mondo più grande di lei».

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