Lavori gravosi, ecco chi entra nell’elenco
Sono 203 le mansioni individuate dalla Commissione sui lavori gravosi che potrebbero entrare nella lista di chi può anticipare la pensione a causa del valore usurante del lavoro. Si va dai bidelli alle colf, dai tassisti alle badanti passando per saldatori e tranvieri. Ci sono anche gli insegnanti di scuola elementare e i conduttori di macchinari in miniera. E ancora commessi e cassieri, forestali e magazzinieri.
La Commissione presieduta dall’ex ministro Cesare Damiano ha creato la lista che varrà vagliata da Governo, i ministeri del Lavoro e dell’Economia in particolare, e Parlamento. Questi lavori darebbero diritto alla pensione anticipata, all’uscita dal mondo del lavoro a 63 anni tramite l’Ape sociale. Il gruppo di studio ha ricalcolato gli indici statistici forniti da Inps, Inail ed Istat per la valutazione della fatica fisica e psicosociale delle mansioni svolte.
Le categorie a rischio sono attualmente 15 per 65 lavori. Se ne aggiungerebbero 27, per ora solo potenziali, arrivando a 203 mansioni, che hanno un indice combinato di malattie professionali e infortuni sopra la media.
A cambiare sarebbe il trattamento pensionistico per mezzo milione di lavoratori. Questo allargamento dell’elenco dei lavori gravosi permetterebbe di definire un assegno che scatti al compimento dei 63 anni di età e 36 anni di contributi, con un importo fino a 1.500 euro che porti fino al compimento dell’età pensionabile. Varrebbe per coloro che hanno svolto una delle mansioni considerate gravose per 6 anni negli ultimi 7 anni o 7 negli ultimi 10 anni.
Le nuove categorie porterebbero molti più lavoratori a uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. Nell’edilizia, per esempio, ci sarebbero 20mila possibili uscite di lavoratori. A fine 2021 scade la sperimentazione di Quota 100 e, se non fosse rinnovata, molti meno lavoratori potrebbero avere la pensione anticipata. L’idea del governo è di sostituirla con questo provvedimento. L’Ape Sociale esiste già da alcuni anni. Fra il 2017 e il 2020 ne hanno usufruito migliaia di lavoratori, ma tante richieste, il 61%, sono state respinte a causa della specificità dei codici delle mansioni indicate.