Parrucchiere molesta cliente, condannato a due anni di reclusione
MASSA. Lei era andata in quel negozio di parrucchiere perché anche le sue amiche ci andavano. Ne parlavano bene. Dicevano che era il migliore nei tagli alla moda. E non pensava che sarebbe finita così: un’ora dedicata alla cura del sé trasformata in un incubo. Lui, molto più grande di lei (è appena maggiorenne) che prima le fa complimenti e poi la palpeggia, cercando di non farsi notare dalle altri clienti. E lei che non sa cosa fare. Se gridare, se piangere, se scappare via con la testa ancora fradicia.
Per quei fatti l’uomo, un parrucchiere apuano di 40 anni, adesso è stato condannato dal tribunale di Massa a due anni di reclusione per violenza sessuale (con attenuanti) e al risarcimento del danno alla giovane cliente: danni da quantificare in sede civile. «Può essere concessa al pervenuto – si legge nella sentenza – l’attenuante della gravita del fatto, in particolare tenuto conto delle modalità non particolarmente invasive delle condotte, dalla modesta menomazione della libertà della giovane e della brevità del lasso temporale in cui le stesse sono state poste in essere». In casi di minore gravità la pena (per la violenza sessuale va da sei a 12 anni) può essere diminuita infatti fino ai due terzi.
I fatti sono accaduti nell’estate del 2019. Per la giovane non è stato semplice denunciare. Significava rendere quanto accaduto ancora più vero, più doloroso e forse anche mortificante. Significava riconoscere che un uomo ha cercato di approfittarsi di lei, di mancarle di rispetto. E significava affrontare il lungo iter delle aule di tribunale. Ma è riuscita a trovare il coraggio che nemmeno gli adulti hanno e a raccontarlo. Il giudice l’ha ascoltata, ha ascoltato anche l’uomo e i testimoni, clienti e dipendenti dell’attività. E alla fine ha ritenuto che il parrucchiere fosse responsabile del reato di molestie nei confronti della giovane cliente.
Riconosciute le attenuanti, il tribunale di Massa lo ha condannato a due anni pena sospesa, applicandogli le pene accessorie dell’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all’amministrazione di sostegno, e la sospensione dall’esercizio della propria professione per un anno, oltre all’interdizione perpetua da qualsiasi incarico nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché da qualsiasi ufficio o servizio «in istituzioni o altre strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori», si legge nella sentenza del tribunale di Massa. L’uomo potrà ovviamente fare ricorso alla corte di appello ma nel frattempo dovrà pagare le spese processuali e risarcire il danno alla cliente. Il giudice ha però rimandato al tribunale civile la quantificazione del danno.
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