Mantova, in Santa Barbara tour, storia e musica
MANTOVA. Il 25 e 26 settembre anche la basilica di Santa Barbara parteciperà alle Giornate Europee del patrimonio. Partiamo però da lontano dicendo che gli arazzi raffaelleschi sono davvero splendidi, ma però in Santa Barbara non ci sono più. Come mai? Storia lunga. Tessuti a Bruxelles intorno alla metà del ’500 sulla base dei cartoni realizzati da Raffaello e dalla sua bottega per la serie commissionata da papa Leone X per la Cappella Sistina, suscitarono somma ammirazione, tanto che ne furono realizzate tessiture successive.
Tra le più belle è la tessitura dei nove arazzi che si trovano oggi nel nostro Palazzo Ducale. Rappresentano le Le storie dei santi Pietro e Paolo. A comprarli dai maestri arazzieri del Brabante fiammingo fu il cardinale Ercole Gonzaga che li lasciò per testamento in prima battuta al duomo di Mantova e in seconda – eccoci, siamo nel 1563 – al nipote duca Guglielmo col desiderio che ornassero la basilica di Santa Barbara, dove rimasero più di due secoli.
Nel 1776, in condizioni economiche critiche per la basilica, gli arazzi, rovinati dall’uso, vennero scambiati con panni di damasco forniti da Palazzo Ducale, passato sotto il governo austriaco.
Vennero dunque traslocati al Ducale. Ma i loro giri non erano finiti: nel 1866 Mantova passò dall’Austria all’Italia, ma gli arazzi no perché gli Asburgo li portarono a Vienna, a Schönbrunn, dove rimasero oltre la fine della Grande guerra, quando col trattato di pace gli austriaci ce li restituirono. Dal 1920 sono a Mantova e l’anno scorso sono stati restaurati per bene e ora stanno, come abbiamo detto, al Ducale.
Ma quando erano in Santa Barbara, dov’erano appesi? Lasciamo in sospeso – suspense – e diciamo che il 25 e 26 settembre l’apertura della basilica, alle 10, sarà prolungata fino alle 22: merito dei volontari del Touring club italiano. E domenica l’Unione società corali italiane di Lombardia organizzerà alle 17 (ingresso libero con green pass fino a esaurimento posti, circa 150) un evento musicale con i cori Giovanni Pierluigi da Palestrina di Suzzara e Ensemble del Giglio di Beinette (Cuneo).
Ora torniamo agli arazzi: al termine dei cori sarà presentato l’esito di una ricerca che ha individuato la loro collocazione nella basilica: alcuni all’ingresso e altri nel presbiterio e nell’abside. Lo storico mantovano Ippolito Donesmondi nel 1616 attestava che in occasione delle feste più importanti e solenni si abbelliva la basilica con gli arazzi nella «parte superiore del coro»: possiamo quindi immaginarli nell’abside e nel presbiterio, illuminati dalla grande cuba sopra l’altare.
Il rendering (restituzione grafica virtuale) e il testo di commento sono stati posti su due facciate di un nuovo totem, che sarà permanente in basilica. Le fotografie degli arazzi e dell’interno di Santa Barbara sono di Toni Lodigiani (console del Tci sezione di Mantova) mentre le inserzioni delle immagini nel presbiterio/abside e nell’ingresso sono di Guido Bazzotti. Il testo esplicativo è di monsignor Giancarlo Manzoli (rettore della basilica) e di Licia Mari, mentre la realizzazione e l’impaginazione delle due facciate del totem espositivo sono a cura della ditta “Mail Boxes Etc.” di Mantova.