Ritratto del giovane Hitler artista: lo racconta “La Gloria” ai Fabbri
TRIESTE. Due ragazzi, durante l'esecuzione di un'opera, discutono, con affinità elettiva, di musica, architettura, pittura. Uno dei due ha sempre amato la musica, con reale trasporto e talento, ma ha passato l'infanzia e l'adolescenza a dibattersi tra un acerbo e concreto anelito verso l'arte e la nausea per il destino che il padre ha scelto per lui.
Ora si è immerso con foga nel dialogare su passioni comuni. Ha appena conosciuto un nuovo amico, dall'indole carismatica, e che sembra fargli da specchio. Sta parlando con idealismo di come con l'arte possa, anzi persino debba, cambiare il mondo.
Siamo a teatro, nel teatro. Potrebbero essere due giovani tra tanti, di ieri, oggi, domani. Storicamente parlando, però, il primo è August Kubizek e l'altro, quello più carismatico, è Adolf Hitler, al Teatro dell'Opera di Linz, nel 1904. Il fatto che possano essere anche qualcun altro torna, paradossalmente, a far diventare centrale che siano proprio loro.
Qual è e quanto è sottile il confine tra ciò che è immediatamente visibile e ciò che non lo è? E tra un rivoluzionario e un dittatore, fra un visionario e un mitomane? Attingendo da un'epoca sconosciuta ai più della vita di Hitler, i suoi vent'anni, queste e altre sono le riflessioni che vuole stimolare “La Gloria”, vincitore di Forever Young 2019/20, spettacolo di Fabrizio Sinisi, regia di Mario Scandale, in scena da oggi a sabato alle 20.30 al Teatro dei Fabbri, per la rassegna di teatro contemporaneo “AiFabbri2”.
«La Gloria – spiega Scandale - è il frutto di un lavoro sulla memoria storica della cultura europea, sui fondamenti psicologici e storici che stanno alle radici di una dittatura, per analizzare in cosa consista esattamente il terreno fertile che permette la crescita e la presa di potere di comportamenti e meccanismi pericolosi».
Prodotto da “La Corte Ospitale” lo spettacolo affonda le dita del teatro in un ampio lavoro di ricerca, su quanto si sa del dittatore, e anche tra le pagine de “Il giovane Hitler che conobbi” di Kubizek e i suoi spazi lasciati in sospeso. Perché, amici fraterni, i due si persero di vista in quegli inizi del '900, per poi ritrovarsi decenni dopo. Ma, tolte le dita da quel materiale reale, “La Gloria” intende riaprire la mano davanti al pubblico porgendo una visione insieme più straniante e più ampia, in un tempo sospeso, e in un luogo che potrebbe essere anche “la porta accanto”.
Nello spettacolo, Hitler e l'amico decidono di lasciare Linz per Vienna, il primo per iscriversi all'Accademia delle Belle Arti, l'altro al Conservatorio. Hitler viene respinto due volte. Incapace di accettare la sua mancanza di talento, sfoga su August quello che percepisce come un inaccettabile fallimento. Un castello, aggressivo, di bugie, coinvolge anche la giovane Sophie. Scoperto, umiliato, in miseria, Hitler si ritrova a vivere in un ospizio.
È un tempo che precede, e anticipa, anche per egosintonicità, la sua futura, tragica ascesa. In scena tre giovani attori, Alessandro Bay Rossi, Dario Caccuri e Marina Occhioner, nessuna scenografia.«Delle immagini - racconta Scandale - inducono lo spettatore ad allontanarsi da precise connotazioni storiche e “La Gloria” parte da un gioco di teatro nel teatro creando un allestimento metateatrale, con un meccanismo simbolico e antinaturalistico. Il luogo unico della rappresentazione è il teatro stesso, il cuore gli attori, con un testo in versi». (Info: contrada@contrada.it, 040947481).