Slovenia, il patto delle opposizioni per sfidare Janša al voto del 2022
LUBIANA. Le grandi manovre politiche per le prossime elezioni parlamentari in Slovenia che si terranno il prossimo anno sono già partite. Manovre che hanno una valenza ancora più importante in quanto nel 2022 nel Paese ci saranno anche le amministrative.
A muoversi con discreto anticipo sono stati i partiti di opposizione all’attuale governo conservatore del premier Janez Janša. I quattro partiti di opposizione LMŠ (Lista Marjan Šarec, ex premier), SD (socialdemocratici), SAB Alleanza per Alenka Bratušek, ex premier) e Levica (Sinistra) hanno annunciato che i presidenti di partito hanno siglato il testo dell'accordo di cooperazione dopo le elezioni. Dopo che l'accordo sarà stato approvato dagli organi di partito, i leader dell'opposizione firmeranno definitivamente il documento la prossima settimana.
«La Slovenia ha bisogno di normalizzazione dopo questo governo e siamo convinti che la garantiremo noi dopo le elezioni», ha affermato la presidente della SAB Alenka Bratušek, dopo che il consiglio del suo partito ha approvato all'unanimità l'accordo sulla cooperazione post-elettorale con i leader LMŠ, SD e Levica.
Sabato è prevista la riunione degli organi degli altri partiti. Il testo è ancora segreto per ora, e dovrebbe rimanere tale fino alla sua firma la prossima settimana. L'accordo deve essere inteso come un tentativo di dare l'impressione di continuare a cooperare dopo molti fallimenti nel rovesciamento dell'attuale governo - dall'idea di Kul con Damijan candidato premier al ritorno e alla uscita del leader dei pensionati Erjavec dalla scena politica, sfiducia costruttiva fallita, eccetera. Questo accordo è importante per ciascuna parte individualmente in quanto consolida il proprio elettorato anche se di per sé non porterà loro voti aggiuntivi.
«Tutti questi partiti, tranne la Sinistra, hanno già una storia di governo, quando hanno attuato politiche neoliberali radicali in campo economico e sociale (soprattutto SAB e SD)», ha commentato Marko Hočevar, ricercatore presso la Facoltà di Scienze Sociali, aggiungendo che «per ora sappiamo che l'accordo di cooperazione post-elettorale si basa sull'anti-janšismo. Sarà interessante vedere se contiene anche politiche e misure pubbliche concrete o se si tratta solo di autoidentificazione e consolidamento della propria specie attraverso la negazione di Janša e del governo esistente».
L'accordo di cooperazione post-elettorale dovrebbe comunque contenere alcune linee guida, come fanno trapelare alcune fonti, e molto probabilmente un impegno a formare un governo senza Il Partito democratico (Sds) del premier Janša e senza i partiti che attualmente lo sostengono. Va rilevato però che tra alcuni di questi, in primis Nova Slovenija (Nsi, destra cattolica) ultimamente si intravedono spiragli di apertura e di possibilità di dialogo con l’opposizione e con Levica (lo schiermento più a sinistra) che non escl ude a priori una possibilità di confronto costruttivo.
Sul risiko elettorale sloveno giocano dunque molti attori e non è scontato che, come avvenne con l’ascesa politica di Marjan Šarec, non esca all’ultimo un nuovo personaggio in gradi di catalizzare consensi. Campane a morto, invece, suonano per il Partio dei pensionati (Desus) e per la SMC la formazione dell’ex premier Miro Cerar che gli ultimi sondaggi danno allo 0,91% la prima allo 0,5% la seconda.
Tra i partiti ai vertici della popolarità resta la Sds, che, se si fosse votato domenica, avrebbe ottenuto il 18,4% dei voti. Segue SD con il 13,3%. Al terzo posto la Sinistra con il 9,2% e l'8,9% per LMŠ. NSi avrebbe avuto il 5,3% , SAB il 3,5% e Sns l'1,6%. Ma ben il 27% degli elettori non sa che partito votare.
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