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Сентябрь
2021

Caluso, Festa dell’uva sottotono tra maltempo e polemiche

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CALUSO. Sono tanti i tasselli che messi insieme hanno gioco forza, fatto dell’edizione numero 88 della festa dell’uva Erbaluce di Caluso, una delle più infelici degli ultimi anni facendola ritornare indietro di almeno dieci passi rispetto a quelli fatti con fatica ed entusiasmo da una Pro loco alla quale certo non vanno addossate tutte le responsabilità. Perché è chiaro che la Pro loco non può fare tutto da sola, ma occorre una regia capace di mettere insieme le varie componenti della kermesse. Un ruolo che dovrebbe essere il Comune a svolgere.

Ma andiamo con ordine. A pesare sono state certamente le problematiche legate alle misure di contenimento contro il Covid-19, a cui la Pro loco e il Comune si sono adeguati nell’ambito dei piani di sicurezza aggiornati per l’occasione. Ma il tempo per fare meglio, forse, ci sarebbe stato. Invece, a parte la gestione della tensostruttura all’interno del parco Spurgazzi con il controllo del Green pass ed il conta persone all’ingresso, i rioni e le frazioni sono stati lasciati da soli nell’allestimento delle veje piole, realizzate con modalità diverse.

«Avrebbero dovuto inserirci lungo un percorso all’interno del parco, così come è stato fatto per la presentazione delle associazioni sportive, oppure creare un percorso protetto in modo da avere una visione d’insieme nel rispetto delle regole – dicono alcuni storici rappresentanti dei rioni –. Invece abbiamo dovuto gestire la serata più suggestiva della kermesse in autonomia assumendoci serie responsabilità. Anche per la sfilata della domenica si sarebbe potuto fare uno sforzo maggiore. Invece il Comune e la Pro loco ci hanno lasciati soli. Noi, che siamo l’anima della sagra». Critiche alle quali il direttivo della Pro loco replica: «I rioni e le frazioni hanno partecipato alle riunioni organizzative e sapevano come stavano le cose. Le critiche noi le accettiamo, ma devono essere fatte con cognizione di causa conoscendo la normativa imposta all’ente organizzativo. Quest’anno non era possibile fare di più. È stata una ripartenza, un segnale di ritorno alla normalità. Non entriamo invece nel merito degli aspetti che competono al Comune».

Ma la cartina di tornasole si è avuta domenica 19 nei momenti istituzionali, che si sono tenuti nella chiesa parrocchiale, dopo la messa officiata dal vescovo Edoardo Cerrato. Si è notata subito l’assenza del Consiglio grande della credenza vinicola, simbolo della storia della città del vino ed ente preposto alla valorizzazione delle tradizioni enoiche del Canavese. Non era mai successo prima. «Non siamo stati coinvolti nell’organizzazione della festa, e nemmeno richiamati nel programma. Ma soprattutto la nostra scelta è la conseguenza del venir meno del nostro ruolo nell’ambito del cerimoniale della Ninfa - dice il console Domenico Tappero Merlo –. Episodio per il quale un incontro chiarificatore tra gli organizzatori, chiarirà i ruoli di ciascuno, evitando alla Credenza di restare ai margini della manifestazione. L’assenza simbolica dei nostri colori ha creato sicuramente un vuoto, ma è servita a far riflettere su quanto possa impoverire un territorio se venisse privato della sua tipicità e di ciò che lo rende identificabile. In un momento di grande dibattito attorno al nome Erbaluce l’assenza della Credenza ha voluto anche simboleggiare questo. Perdere ciò che ci identifica ci impoverisce e ci rende invisibile agli altri». E poi c’è l’ordine della Ninfa, che non ha trovato il tempo per eleggere una nuova reginetta, senza nulla togliere allo stile di Carola Borgia, ninfa Albaluce per il terzo anno.

Sottotono anche DiVino Canavese, la mostra mercato dei vini docg e doc del Canavese, che ha visto la partecipazione di soli 15 produttori e nessun abbinamento con i prodotti tipici del territorio. Un evento che al contrario dovrebbe assumere un ruolo di centralità, insieme all’Enoteca, ben gestita invece dal presidente Corrado Scapino. Pochissimi gli espositori di quello che sarebbe dovuto essere il mercatino del gusto e dell'artigianato. Fatto, questo, che trova giustificazione nei capricci del tempo. Anche la sfilata folcloristica era priva del suo fascino, senza il palio, e limitata a un solo giro con partenza da piazza Mazzini. Mentre, seppur ridotta si sarebbe dovuta tenere anche nella giornata inaugurale dell’evento, come vuole la tradizione, che quest’anno è stata messa da parte. E dire che la storia insegna.




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