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Сентябрь
2021

La guerra del vino arriva in Senato: sessanta giorni per fermare il Prosek

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TREVISO. Negli stessi minuti in cui, a Palazzo Madama, il ministro Stefano Patuanelli (Mipaf) annunciava l’opposizione più dura alla menzione “Prosek”, da Bruxelles arrivava la conferma che la Croazia fa sul serio. La Gazzetta ufficiale europea pubblicava, infatti, la domanda di protezione di una “menzione tradizionale” il vino fermo, più vicino al passito, della Dalmazia.

GLI INTERVENTI DI PATUANELLI E ZAIA

Adesso, dunque, l’Italia ha sessanta giorni di tempo per proteggere il Sistema Prosecco. Se il Governo, come ha confermato Patuanelli, farà la sua parte, il governatore Luca Zaia ha annunciato, a Conegliano, che la Giunta regionale ha incaricato uno studio legale di predisporre un dossier. Il Consorzio Prosecco Doc, presieduto da Stefano Zanette, ha già messo insieme una documentazione alta così, per l’opposizione in sede Ue per conto anche del Conegliano-Valdobbiadene Docg e dei Colli di Asolo.

«Ovviamente si farà sintesi» conferma Zanette, in coordinamento con il Governo. «Siamo già al lavoro con un tavolo tecnico» seguito dal sottosegretario Gian Marco Centinaio, ha precisato Patuanelli, spiegando il motivo di tanta insistenza italiana. «Non spetta a me dirlo», ha affermato Patuanelli nel corso della sua informativa nell’aula del Senato «ma appare indubbio che il termine Prosek, per affinità fonetica e visiva evochi nella mente del consumatore medio europeo proprio il Prosecco italiano».

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Un motivo per il quale Patuanelli ritiene che «non ci siano le condizioni giuridiche affinché possa essere registrato». Il ministro ha citato, come esempio, la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme europee, difesa dello champagne, dando ragione al Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (Civc) contro una catena di bar spagnoli che usa il nome Champanillo.

LA DIFESA DEL MADE IN ITALY IN PERICOLO

Il tavolo tecnico del ministero è dunque già al lavoro per «predisporre una dichiarazione debitamente motivata relativa alle condizioni di ammissibilità» del Prosek croato. L’eventuale riconoscimento sarebbe, nelle parole di Patuanelli «un pericoloso precedente di istituzionalizzazione dell’italian sounding», fenomeno che, ad ogni latitudine, colpisce le eccellenze del made in Italy enogastronomico (un esempio per tutti il parmesan).

È proprio questo il motivo – ha commentato a distanza Zanette – dell’opposizione, quasi pregiudiziale, alla richiesta croata: tutte le grandi Denominazioni europee sono al nostro fianco, perché se fa breccia il Prosek, potrebbero saltare altre eccellenze. Come è stato ricordato, il settore del prosecco interessa 185mila addetti e rappresenta il 20% del totale dell’agroalimentare nazionale. Nel 2020, l’annus horribilis della pandemia, ha prodotto 500 milioni di bottiglie per un fatturato al consumo di 2,4 miliardi.

700 MLN DI BOTTIGLIE, 3,3 MILIARDI DI EURO

Quest’anno le bottiglie cresceranno a 700 milioni e il valore salirà a 3 miliardi e 360 milioni di euro. La Uiv, Unione italiana vini, si è detta pronta a fare squadra «assieme al gruppo di lavoro istituito dal sottosegretario Centinaio: collaboreremo alla difesa comune in sede Ue». L’invito degli europarlamentari della Lega è che l’Italia parli «con una voce sola».

Anche perché bisogna fare, secondo la Coldiretti, la voce veramente grossa. Il via libera Ue alla pubblicazione della domanda per il Prosek - sottolinea il presidente Ettore Prandini - rovina il record dell’export di Prosecco, cresciuto del 35% nei primi sei mesi del 2021.




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