Treviso, bimba abusata dal patrigno: video e violenze da orrore
TREVISO. L’accusa racconta di un orrore indicibile, durato un anno. Quello che - secondo la Procura di Venezia - ha dovuto subire una bimba di sei-sette anni, violentata dal patrigno, che le faceva vedere video porno e poi li replicava, abusando di quel piccolo corpo che si affidava a lui indifeso. «Sono cose che fanno i genitori con i figli», le diceva lui. L’uomo che la bimba chiamava papà. Questa l’accusa mossa dal pubblico ministero Giorgio Gava a un cinquantenne della provincia di Treviso, che per anni ha abitato nel Veneziano, compagno di una donna separata, con bambini.
Nell’udienza dei giorni scorsi davanti al Tribunale di Venezia, il pm ha chiesto il massimo della pena prevista per violenza sessuale aggravata, costrizione e produzione di materiale pedopornografico (alla bimba nuda, l’uomo aveva fatto anche delle foto), chiedendo al Tribunale di condannare l’imputato a 14 anni.
L’avvocato difensore ha chiesto, invece, l’assoluzione, sostenendo che il racconto della bimba, dei suoi fratelli, della madre abbia delle incongruenze. Da parte sua, l’uomo ha sempre negato ogni responsabilità, parlando di fantasie della piccola: ora, è sparito nel nulla e anche il suo legale non riesce a rintracciarlo. L’avvocata di parte civile Sabrina Bacchin, invece, conferma il racconto della bimba, per la quale ha chiesto al tribunale un risarcimento di 40 mila euro. La sentenza è attesa per il 26 ottobre. La madre non si era accorta di nulla: in quell’anno era spesso fuori casa per assistere un altro figlio malato, che era a casa del marito dal quale si era separata. E poi era incinta del compagno. Nulla poteva sospettare.
L’inchiesta è nata da due macchie sul divano. La nonna chiede cosa sia successo, lui dà la colpa ai bambini, che tacciono. La nonna ne parla con la figlia, che quasi fa la ramanzina ai bambini per capire che cosa sia successo per aver sporcato così il divano.
Finché la bimba più piccola si confida con la mamma: «Non posso raccontarti, è un segreto tra me e Carlo» (nome di fantasia). Ed emerge il racconto dell’orrore. I fratelli dicono alla madre che Carlo spesso diceva loro di andare in camera, che lui avrebbe guardato un film sul tablet con la sorellina. Sentita la bambina - con parole di bimba - ha raccontato quel che era costretta a fare e subire. I bambini hanno raccontato dove Carlo nascondeva quel tablet e il portatile ha vomitato film pedopornografici. E anche foto della bimba.