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Сентябрь
2021

Ecco il portafortuna nerazzurro, con Kinzica il Pisa ha sempre vinto - Foto

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Pisa. Il sogno di tutti i tifosi di calcio, e in particolare di quelli nerazzurri, è quello di veder vincere sempre la propria squadra del cuore. Per ora il Pisa ha fatto cinque su cinque. Una cosa mai vista in B in avvio di campionato, roba da far accapponare la pelle a chi inizia ad avere i capelli colorati d'argento e da far salire l'adrenalina a mille a quelli più giovani che non hanno mai visto la Serie A.

Tra tutti i volti che popolano l'Arena quello di una piccolissima tifosa può vantare il record di aver visto solo vincere il Pisa dal vivo. Si chiama Kinzica Bonaguidi ed è nata da soli tre mesi. Per lei solo gioie: 1-0 alla Spal, 2-0 all'Alessandria, 2-1 al Monza. Kinzica va allo stadio con la mamma Enza Attanasio e la foto scattata martedì sera dal nostro Fabio Muzzi mentre viene cullata all'Arena nell'ennesima serata magica dei nerazzurri è anche un piccolo segno di speranza. Enza è di Manfredonia ed è la compagna di Federico Bonaguidi, molto conosciuto in città anche per il Gioco del Ponte, e segue ormai il Pisa dal 1999 da quando è arrivata per studiare nella nostra città. Lei guarda la partita dalla curva e lui dalla gradinata.

Un amore per la squadra e anche per la città, visto che la loro figlia non porta certo un nome a caso ma quello di Kinzica de’ Sismondi. La donna che, secondo la leggenda, salvò Pisa dall'invasione dei saraceni all'alba dell'anno Mille. La Kinzica di oggi invece sarà la più piccola tifosa nerazzurra al seguito della capolista nella grande sfida di domenica prossima a Parma. Lei e i genitori non vogliono mancare all’appuntamento. Il Tirreno è andato a trovare Enza e Kinzica al bagno Impero a Marina di Pisa, dove trascorrono qualche ora di relax, per farsi raccontare una bella storia che ci riporta a un calcio libero e aperto a tutti. Anche ai più piccoli, anzi ai piccolissimi. Non certo una cosa semplice nell'era della pandemia e del Green pass, delle mascherine e del distanziamento sociale. Ma forse è proprio in questo periodo che si possono creare le basi per un futuro più sicuro e con meno barriere. Con stadi a misura d'uomo e di bambino, adatti alle esigenze di tutti. Un po' come accadeva negli anni Settanta, quando si andava tutti insieme allo stadio la mattina presto con un panino e si stava per ore ad attendere la squadra che scendeva in campo. Si aspettava il riscaldamento e magari in quei momenti d’attesa si conoscevano quelli che da quel momento in poi non erano più i tuoi vicini di posto ma gli amici di una vita. O anche l'amore della vita.

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L'immagine di Kinzica allo stadio va nella direzione di un calcio nuovo che però affonda le radici nel passato e nella tradizione. Un segnale è arrivato anche nelle partite internazionali, in particolare nella sfida di Champions League tra Manchester City e Red Bull Lipsia, quando il cameraman ha inquadrato un neonato in tribuna fasciato con i colori del City. Tra cui ci sono anche il nero e l'azzurro. Un bambino che ha più o meno i mesi di Kinzica.

Enza, com’è nata la scelta del nome?

«È un nome che rievoca la storia di Pisa e piaceva molto sia a Federico che a me. Se nasceva un maschio era un problema prendere questa decisione».

Quante difficoltà avete incontrato assieme a Kinzica in queste prime partite per accedere allo stadio visti i regolamenti vigenti?

«Intanto, devo ringraziare la gente di Pisa che appena mi vede con la bimba mi fa passare e mi facilita il percorso. Poi, una volta entrata allo stadio, mi godo la partita come sempre anche se oggi dobbiamo fare i conti con la capienza ridotta e il pubblico non è così numeroso».

Con i figli così piccoli oggi è meno semplice entrare allo stadio?

«Oggi non è semplice, perché in tanti cercano di scoraggiare i tifosi creando loro sempre più difficoltà con l'obiettivo di tenerli lontano dallo stadio. Puntando molto sulle televisioni. È un vero peccato, perché lo stadio resta il luogo più bello per creare aggregazione. E io cercherò sempre di esser presente anche con la bimba perché si vivono emozioni incredibili».

Quanto è stata difficile la scelta di portare una bambina così piccola allo stadio?

«Devo ammettere che sono stata molto combattuta. Ma noi lo stadio lo viviamo tanto, fa parte del nostro quotidiano. Abbiamo pensato che era bello abituarla fin da subito a quella che è la nostra grande passione».

Come state vivendo questo bel momento per voi come famiglia e per la squadra?

«A Kinzica ho subito detto che non si deve abituare troppo alle vittorie. Noi tifosi del Pisa siamo abituati a soffrire. Però siamo molto contenti. Domenica andremo in auto a Parma e speriamo di passare una bella giornata anche al Tardini. Sarà la prima trasferta di Kinzica. È abbastanza vicina ed è meno complicata da raggiungere rispetto a Cagliari, Terni e Vicenza».

Si soffre di più a seguirla da casa o allo stadio?

«Decisamente da casa. Abbiamo visto le gare in trasferta dalla televisione. Il telecronista mi faceva arrabbiare perché sbagliava anche il nome della squadra. Poi la vivi con più tensione perché ci sono troppi commenti negativi. Allo stadio c'è più intensità ma paradossalmente anche maggiore tranquillità. Sono abituata a tifare per tutta la partita e la tv e il web mi stanno stretti».

Com’è nata la passione per il Pisa?

«Quando ho iniziato a frequentare l'università mi è capitato con amiche e amici di andare in gradinata quasi per caso. All'inizio non ero molto convinta, poi mi sono spostata in curva e da lì è nata la vera passione. Il tifo dei pisani è bello, passionale, con pochi eguali in Italia. E anche quando la squadra si trovava in difficoltà nelle categorie minori la tifoseria non l'ha mai abbandonata».

Un momento da incorniciare?

«La promozione in B a Foggia. Io sono di Manfredonia e c'è una rivalità simile a quella tra Pisa e Livorno. Fatte le dovute proporzioni».

Ha fiducia in questa società?

«Credo che investimenti simili non si vedevano dai tempi di Romeo Anconetani. Tutti i giocatori, salvo Beruatto, sono di proprietà del club, tanti sono giovani e quasi tutti con contratti pluriennali. Questo significa saper programmare il futuro».

È solo un sogno la Serie A?

«Intanto già prima dell'arrivo di Knaster la società ha consolidato la Serie B, che per tre anni di fila a Pisa non si vedeva da oltre un quarto di secolo, e poi sono state gettate le basi per un futuro importante con progetti come quello del centro sportivo e il restyling dello stadio».

L'Arena così com'è resta un problema?

«Direi proprio di sì. Ripeto, io sono fortunata perché la gente mi aiuta ma i gradoni sono molto alti. Ad esempio per una persona disabile è un problema venire soprattutto in curva, ma anche negli altri settori, perché le attuali barriere architettoniche creano difficoltà insuperabili. Poi lo stadio è troppo obsoleto e se andiamo subito in A sarà un problema giocarci. Con il rischio poi che devi chiedere di giocare in campo neutro».

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