Kosmos apre i depositi. Tremila nuovi reperti restaurati e catalogati tutti da scoprire
Attendono (per soprenderli) i visitatori che, a partire da domenica, scenderanno nei depositi del museo Kosmos, aperti finalmente al pubblico dopo un accurato restauro. Leoni, linci, cervi, struzzi, pecore con quattro corna, coccodrilli, un dromedario, un bue muschiato, una giraffa dell’Eritrea: una mandria curiosa e variegata di esemplari estinti, o che stanno per diventarlo, occhieggia, da subito, dietro l’angolo della prima sala che introduce nei 500 metriquadri interrati di palazzo Botta, a Pavia. Uno spazio speculare, ma sotterraneo, rispetto al museo di Storia Naturale in superficie. Eppure non meno affascinante.
Domenica i depositi saranno aperti al pubblico dalle 20.30 alle 23.30 con biglietto simbolico di 1 euro.
Sempre domenica sera (ore 21) la compagnia In scena veritas mette in scena “L’intrigo spallanzani”, mentre la sera prima, sabato, i Fiö dla nebia cantano le canzoni legate all’Università.
Animali rari e teschi
Sono tremila i reperti, divisi nelle sezioni di zoologia (animali vertebrati) e anatomia comparata (scheletri e teschi), che negli ultimi 25 anni sono stati rideterminati, catalogati e restaurati dai curatori del museo. E sono ancora solo una parte della ricchissima collezione raccolta da Lazzaro Spallanzani e dall’Università di Pavia a partire dal ’700.
Nelle grandi sale dal soffitto a volta, tutte climatizzate, una successione di armadi metallici, con doppia anta in vetro temperato, custodisce intere collezioni di ogni specie di vertebrati: le luci interne si accendono al passaggio, allertate dai sensori di movimento, e mostrano scimmie, pipistrelli, mammiferi, pesci, uccelli (tra i quali i colorati uccelli del Paradiso che costituiscono una delle raccolte più prestigiose in Italia insieme a quella del museo di Storia Naturale di Genova, donata a Pavia dal marchese Doria).
Ogni pezzo è disposto secondo l’ordine sistematico ricavato dai cataloghi storici del 1904. «Nel corso dei secoli i direttori che si sono succeduti hanno sempre avuto l’obbiettivo di completare la serie di ogni specie per mettere a disposizione un esclusivo strumento di studio, didattica e ricerca – spiega Stefano Maretti, da 22 anni al dipartimento di Biologia dell’ateneo e tra i curatori di Kosmos – . E ancora oggi questo è lo scopo delle collezioni, che ora però diventano anche fruibili dal pubblico del museo».
Dalle scimmie antiche, ad esempio, è stato prelevato il Dna, poi conservato nella genoteca.
Capita di frequente, ancora oggi, che qualche studioso in un punto lontano del pianeta cerchi un “pezzo raro” proprio a Pavia. «E’ successo anche recentemente – conferma Maretti – e attraverso una mail abbiamo avuto conferma che un nostro esemplare dell’800 è l’unico rimasto di una specie ormai estinta». Scampati ai diversi traslochi, all’usura del tempo e alla tromba d’aria che si è abbattuta su Pavia nel 1989 quando ancora si trovavano nella soffitta del castello Visconteo, i reperti della collezione Spallanzani sono stati restaurati con cura, catalogati e in alcuni casi rideterminati.
Le visite ai depositi (massimo 8 persone per gruppo, ingresso 10 euro) saranno curate da ADMaiora. Verranno realizzate anche attività per famiglie e per piccoli gruppi, su prenotazione.