È tra i 127 progetti ammessi su 761 candidati in tutta Italia. Bonetti: 74 milioni per il welfare a sostegno delle famiglie
MANTOVA. Erano 761 le proposte in gara e tra le 127 che hanno superato l’esame “conciliazione vita-lavoro” c’è quella della casa di moda mantovana Lubiam. Si tratta dei progetti selezionati in tutta Italia dal ministero della Famiglia e delle Pari Opportunità per l’avviso pubblico #Conciliamo che prevede finanziamenti per un totale di 74 milioni di euro da destinare a politiche di welfare aziendale volte «a consentire lo sviluppo di azioni su misura per le famiglie e per migliorare la qualità della vita di mamme e papà lavoratori».
Obiettivi specifici di #Conciliamo sono il rilancio demografico, l’incremento dell’occupazione femminile, il riequilibrio dei carichi di lavoro fra uomini e donne, il sostegno alle famiglie con disabilità, il contrasto all'abbandono degli anziani, il supporto della famiglia in presenza di componenti disabili e la tutela della salute. Il progetto presentato da viale Fiume 55 prevede un investimento complessivo, così come emerge dalla graduatoria pubblicata dal ministero, di circa un milione di euro di cui una parte richiesta come finanziamento e l’altra cofinanziata. Nel welfare aziendale targato Lubiam le iniziative a favore della conciliazione dei tempi di vita e lavoro messe in campo nel corso degli anni hanno visto l’apertura nel 2010 del’asilo nido aziendale, il progetto Baby Lubiam ovvero la ludoteca per i figli dei dipendenti nei periodi di chiusura delle scuole, il rimborso dei Cred estivi o i voucher utilizzabili per usufruire di servizi rivolti all’infanzia piuttosto che agli anziani o al tempo libero, fino al “maggiordomo aziendale” lanciato nel 2019 e pensato per aiutare i dipendenti a svolgere commissioni. «Con la pubblicazione della graduatoria dell'avviso pubblico #Conciliamo – ha dichiarato nei giorni scorsi la ministra Elena Bonetti – abbiamo portato a compimento un altro impegno per cambiare la qualità della vita delle famiglie e costruire un modello più giusto, in cui i tempi della vita, quelli della famiglia e del lavoro, sono riconosciuti e davvero armonizzati. È il segno di un Paese che torna a investire nel suo futuro: nei desideri e nelle esperienze delle donne e degli uomini, nel diritto a un lavoro davvero umano, nella vita delle famiglie, nelle nuove generazioni, nella scelta di essere genitori».