Caso mense a Udine: liberi altri due indagati. E intanto la società cui era stato affidato l’appalto li ha licenziati
UDINE. Erano agli arresti domiciliari dal 15 luglio, con l’accusa di concorso nella frode per la fornitura del servizio di ristorazione nelle scuole di Udine e di altri Comuni della provincia, del Pordenonese e del Trevigiano.
Neppure il tribunale del riesame, che pure qualche settimana dopo aveva annullato le misure degli altri due indagati colpiti da custodia cautelare, aveva ritenuto di accoglierne l’istanza.
Ma ora, considerati «la cessazione dell’attualità delle esigenze cautelari» e «il comportamento tenuto nel periodo di applicazione e in assenza di trasgressioni», anche per Massimo Vaccariello, 57 anni, di Volla (Napoli), e Agostino Cascone, 33, di Sant’Antonio Abate (Napoli), entrambi all’epoca dei fatti contestati dipendenti della “Ep spa” di Napoli, è tempo di liberazione.
L’ordinanza di revoca della misura cautelare è stata emessa dal gip Emanuele Lazzàro lunedì 20, su istanza dei difensori, rispettivamente l’avvocato Domenico Antonucci, di Santa Maria Capua Vetrere, e gli avvocati Francesco Schettino e Massimiliano Sartore, di Torre Annunziata, previa parere favorevole del pm Elisa Calligaris, titolare del fascicolo, seppure limitatamente alla sostituzione con divieto di dimora per Vaccariello e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Cascone.
A pesare, ai fini della decisione del giudice, è stato anche il licenziamento per giusta causa nel frattempo disposto per entrambi dalla Ep, la società cui era stato affidato l’appalto di mensa e che la commissione mense organizzata dai genitori dei ragazzi aveva a lungo contestato quanto a qualità e quantità dei pasti serviti.
Venuto meno il presupposto per la reiterazione delle condotte contestate, il gip ha ritenuto quindi superate le perplessità che, in agosto, avevano determinato il Riesame a confermare la misura tanto per Vaccariello, allora capo divisione Food Service, e Cascone, allora direttore d’area.
«Riesame – ha ricordato l’avvocato Antonucci – che tuttavia, pur confermando la gravità della piattaforma indizriaria, aveva rimodulato e contenuto le accuse inizialmente mosse dalla Procura».
Nel frattempo, la Ep ha provveduto a silurare anche gli altri dipendenti coinvolti nell’inchiesta. «Una decisione dettata dalla volontà dell’azienda di tutelarsi rispetto a errori eventualmente commessi dai propri lavoratori», ha spiegato l’avvocato Vittorio Giaquinto, di Caserta, difensore di quel Pasquale Esposito, 73 anni, di Napoli, considerato dagli inquirenti, anche in base alle intercettazioni raccolte dai carabinieri del Nas in mesi di indagine, il “dominus”, cui «tutti i dipendenti fanno riferimento» e «principale fautore della politica del “risparmio” a ogni costo».
Lo tsunami giudiziario aveva investito anche l’allora assessore all’Istruzione di Udine, Elisa Battaglia, dimessasi proprio a seguito della sua iscrizione sul registro degli indagati, oltre che la dirigente e una funzionaria dei Servizi educativi del Comune e un consulente (il tecnologo alimentare) con cui Palazzo D’Aronco ha poi interrotto la collaborazione. —