Ritorno alle origini di Coez? Sì, no, forse. È presto per dirlo, ma è pur vero che Wu-Tang, singolo che il cantautore ha pubblicato per Carosello Record il 23 settembre, potrebbe essere un indizio sostanzioso del nuovo album. Si tratta, infatti, di un pezzo decisamente rap e chi conosce bene Coez, sa bene che quella è la dimensione artistica da cui è partito.
Per i più, invece, è il cantautore che nel 2019 ha pubblicato È sempre bello, la cui title track è stata certificata con cinque dischi di platino ed è stata il singolo italiano più ascoltato su Spotify Italia quell’anno. Era il quinto album solista di Coez, che nel 2007 aveva fondato il collettivo Brokenspeakers, uno dei più importanti della scena rap capitolina negli anni Duemila.
Due anni dopo È sempre bello, dicevamo, Coez pubblica Wu-Tang, che fin dal titolo suona come un manifesto programmatico. Il riferimento immediato è quello all'omonimo Clan, iconico collettivo newyorkese anni ’90 che ha cambiato per sempre il mondo dell’hip-hop statunitense, nel segno dell’indipendenza creativa degli artisti ed elevando il concetto di crew a comunione collettiva. Oltre al titolo, la traccia Wu-Tang porta anche il nome di Sine (al secolo Alfonso Climenti), storico braccio destro dell'autore. Insieme nel 2011 pubblicarono il mixtape Fenomeno, poi due anni dopo con Non erano fiori Coez cominciò a mettere da parte le barre e a cantare più ritornelli, ma i due si sono ritrovati insieme in Faccio un casino (album del 2017), di cui Sine produsse un paio di tracce.
Nonostante il suo ultimo album da solista sia del 2019, Coez non si è mai fermato in questi due anni, collaborando con altri colleghi come in Altalene con Blood Vynil, Slait e tha Supreme (certificato triplo disco di platino), nel singolo di Neffa Aggio Perzo ‘o Suonno (disco d’Oro) e in Quelli che non pensano - Il cervello con Marracash (disco di platino).
Con È sempre bello Coez si era guadagnato espressioni come «simbolo del nuovo cantautorato italiano», mentre a due anni di distanza sembra volersi riallacciare alla musica e alla cultura hip-hop old school, quella in cui l’attitudine rock si combina con la musica rap.
«Ho sempre amato i gruppi che potevano passare da canzoni introspettive a pezzi da un impatto più violento senza mai perdere di credibilità, forse questo brano in particolare prende ispirazione da Song 2 dei Blur dove Damon Albarn sul ritornello cantava “when i feel heavy metal”. Ho pensato di tradurre tutto in un linguaggio più simile al mio mondo di appartenenza, e io quando ascolto il Wu-Tang vado fuori di testa» spiega, infatti, Coez.
«È partito tutto da un giro di basso che mi ha mandato Ford78, uno dei miei produttori storici, poi la produzione è stata terminata da Sine, altro mio collaboratore di lunga data. È molto significativo per me uscire dopo tanto tempo con una traccia fatta a sei mani con loro, che ci sono da sempre».
L’uscita di Wu-Tang è arrivata a sorpresa, con una comunicazione quasi fai-da-te: Coez chiesto ai suoi follower di Instagram di indicargli buoni motivi per fargli ascoltare il pezzo in anteprima, con la promessa di inviarlo a chi gli avesse dato le motivazioni più convincenti. Poi, la pubblicazione del brano, che si apre su un beat martellante e versi altrettanto d(i)ritti.
Sorry ma
Stavo nuotando fra gli squali per arrivare qua
Ho una canzone nella testa e la canzone fa
Ra ta ta ta
Il paradiso non esiste
Però l'inferno cazzo se ci sta
Non essere così triste
Per chi se ne va
Ne ha per tutti Coez, con chi l’ha lasciato fuori, con i «burattini senza fili», dell’ipocrisia di dover sorridere per farsi amare e per «tutto questo cuore ne ho pieni i coglioni/ Ti sento dire amore/Ma ti ricordi quando m'hai lasciato fuori?». Il focus è il ritornello, incalzante, martellante più ancora della strofa
Quando m'ascolto il Wu-Tang
Mi sento un po' come se
Sto andando fuori di testa
Vuoi litigare?
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