«È stata fatta giustizia, penso che quello sia stato un processo politico, che non fosse quello il filone da seguire per verificare eventuali trattative tra lo Stato e la mafia». Interpellata dall’AdnKronos, Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, torna sulla sentenza di appello di Palermo che ieri ha mandato assolti i principali imputati. «È stato un […]
«È stata fatta giustizia, penso che quello sia stato un processo politico, che non fosse quello il filone da seguire per verificare eventuali trattative tra lo Stato e la mafia». Interpellata dall’AdnKronos, GiorgiaMeloni, presidente di Fratelli d’Italia, torna sulla sentenza di appello di Palermo che ieri ha mandato assolti i principali imputati. «È stato un tentativo – ha sottolineato ancora la leader di FdI – di aggredire alcuni pezzidello Stato. Lascia basiti che ci siano voluti 15 anni per arrivare a una sentenza di appello, che fondamentalmente assolve tutti. Si sono persi soldi e tempo per inseguire un qualcosa – ha concluso la Meloni – che non aveva realtà».
La Meloni commenta il verdetto di Palermo
Com’è infatti noto, le uniche condanne emesse ieri dalla Corte d’assise d’appello di Palermo riguardano il boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà. Il primo è il cognato di TotòRiina. Il secondo è un medico riconosciuto intraneo a Cosa Nostra. I «pezzi dello Stato» cui invece si riferiva la Meloni – i generali Mori e Subranni e il colonnello De Donno – appartenevano tutti al Ros dei Carabinieri. Nel 1993 furono loro, con il Capitano Ultimo, a far scattare le manette ai polsi di Riina, l’imprendibile capo dei capi, latitante da decenni. Invece del premio finirono sotto processo in base ad una tesi che la giustizia di secondo grado ha demolito: «Il fatto non costituisce reato».
Di quel processo, in attesa del verdetto finale della Cassazione, resta visibile solo il fumo delle polemiche. Intorno alla cosiddetta Trattativa si è sviluppata negli una copiosa letteratura giudiziaria, ma anche un movimento, persino politico, di fiancheggiamento della Procura. Sabina Guzzanti ci ha persino girato un film. Risultato: gli ufficiali ieri assolti difficilmente riusciranno a cancellare la condanna mediatica loro inflitta dai tanti – Marco Travaglio su tutti – che hanno preso per oro colato la tesi dell’accusa. Ma a guardar bene resta anche dell’altro. Esattamente quel che ha detto la Meloni: «Soldi e tempoper inseguire un qualcosache non aveva realtà».
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