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Сентябрь
2021

Costa International, calciatori africani e asiatici uniti sotto l’alabarda

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TRIESTE. Di nome fanno Khade, Sefo, Anwar, Fali, Issam, Yassin, Yawwuvi, Mehdi, Mamadou, Koffi, Ousmane. Sono nati in Senegal, Costa d’Avorio, Marocco, Nigeria, Afghanistan, Iraq, Liberia, Mauritania, Gambia, Guinea, Mali, Iraq. Sono operai, barbieri, educatori, fruttivendolo, muratori, studenti, laureati in cerca di lavoro. Sono cittadini africani e asiatici, accomunati da due grandi passioni: Trieste e il calcio.

IL NOME DEL CLUB

Ufficialmente è nato il 4 giugno del 2021 e la sede legale si trova in via Costalunga. Essendo un club multietnico in cui si parla italiano, inglese e wolof il nome è nato quasi da solo: Costa International. La società è partita dal gradino più basso previsto per regolamento dalla Figc: la Seconda categoria.

IL PASTORE AFGANO

«Prima di arrivare in Italia, ho lavorato con il bestiame per quattro anni in Svezia. È il mestiere che mi ha insegnato la mia famiglia, nel mio Paese. Me ne sono andato perché sapevamo tutti che prima o poi i Talebani sarebbero tornati. La mia famiglia, purtroppo, è ancora lì».

Anwar Mirzai è nato il 21 gennaio 1996 a Sar-e Pul, nell’Afghanistan del Nord. A Trieste è arrivato il 17 marzo scorso come richiedente asilo politico. «Ho finito le scuole superiori nel mio Paese, poi a 19 anni mi sono trasferito in Scandinavia. Vorrei mettere in pratica la mia passione per la geologia, magari iscrivendomi all’Università qui a Trieste. Intanto sto imparando l’italiano. Mio fratello lavora come militare e con il ritorno dei talebani non se la sta passando affatto bene. Sicuramente mi sento fortunato ad essere qui». Calcisticamente parlando Anwar è tifoso del Real Madrid ed è considerato il cervello della sua squadra.

L’AIUTOCUOCO IRAQENO

«Mi allenavo con gli amici giocando nel deserto, ma mio padre mi ha sempre osteggiato dicendo che di solo calcio non si può vivere. Da Nassiriya mi sono spostato nella capitale, a Baghdad. Giocavo a calcio e facevo il muratore. Ho cercato futuro nel mio Paese ma purtroppo non c’erano possibilità».

Hasan Yaseen Sahi Alshufaikawi aveva pochi mesi di vita quando l’Iraq si ritrovò bombardato dagli Usa. Dopo 21 anni trascorsi in un Paese in cui le aspettative di vita sono decisamente inferiori rispetto alla sua voglia di emergere Hasan decide di cercare fortuna altrove. Prima tre mesi in Georgia, poi tre anni in Turchia dove lavora 15 ore al giorno in ristorante. Il calcio rimane però la sua scintilla vitale. Si trasferisce in Finlandia, ad Helsinki. Qui diventa allenatore di una squadra giovanile e si allena con il Finnkurd, squadra di Terza lega. «La Federazione finnica non mi fece mai tesserare quindi non potevo giocare le partite di campionato. Fu molto frustrante. Non appena ebbi la possibilità scelsi di spostarmi in Italia». Qui ha trovato l’amore, una ragazza di Cervignano, un lavoro, come aiutocuoco, e la possibilità di giocare a calcio e di provare ad esprimere il proprio talento.

IL FRUTTIVENDOLO SENEGALESE

«Sono arrivato in Italia nel gennaio del 2017 dopo aver attraversato il Mediterraneo ed essere sbarcato al porto di Augusta. Da due anni lavoro in un botteghino di frutta e verdura in centro città a Trieste, una città che mi ha accolto a braccia aperte»

Youssou Niang è nato il 10 giugno 1992 a Dakar. Dal Senegal il giovane africano ha iniziato un lungo viaggio che lo ha portato nella nostra città a 25 anni. «Qui ho imparato l’italiano, ho sempre lavorato e ho anche sempre giocato a calcio. Muglia Fortitudo, Roianese e ora questa nuova avventura con una squadra composta in maggioranza da africani. Tatticamente dobbiamo ancora migliorare molto, ma da un punto di vista fisico non c’è storia: corriamo più degli avversari e ci toglieremo tante soddisfazioni se ascolteremo i consigli del nostro allenatore».

IL PRESIDENTE BABYSITTER

«Sono arrivato a Trieste per fare il babysitter ai quattro figli di un diplomatico nigeriano. Non sapevo una parola di italiano, ma alla fine grazie ad una cerchia di amici che mi ha aiutato tantissimo, sia umanamente che economicamente, mi sono laureato in Economia e Commercio. Ora faccio l’educatore e in questa città ho dato vita ad un piccolo sogno».

Oluwagbenga Borire, classe 1988, nato a Lagos è il presidente del Costa International. Dopo aver aiutato diversi giocatori africani poi inseritisi in varie squadre dilettantistiche della regione, Olu ha voluto fare un passo in avanti. «L’idea che il calcio sia un mezzo per l’integrazione mi era chiaro da tempo. Così quest’anno ho iniziato a muovere i primi passi per creare una squadra internazionale. L’allenatore Maurizio Sciarrone, il suo vice Max Bagattin e il vicepresidente Dario Triglau hanno abbracciato questa idea. Per ora abbiamo una Prima squadra, giochiamo a borgo San Sergio ma ci piacerebbe crescere, magari tramite l’aiuto di qualcuno che creda in questo progetto, anche per creare un settore giovanile. Abbiamo due giocatori triestini (il jolly Tiziano Rabusin e il portiere Denis Gherdevic, ndr). Chi ha voglia di mettersi in gioco è il ben venuto: noi siamo internazionali, il Costa International».




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