Il presidente Pahor all’Assemblea generale dell’Onu: «Anche i Grandi non ce la fanno»
LUBIANA Il coraggio del dialogo certo non gli manca. Secondo mandato da capo dello Stato e leader dell’Iniziativa Brdo-Brijoni che raggruppa tutti i suoi “colleghi” degli Stati sorti dalle ceneri della ex Jugoslavia, grande conoscitore dei Balcani occidentali, ieri il presidente della Slovenia Borut Pahor ha parlato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Poteva essere un intervento come tanti che finisce solo negli archivi degli stenografi del Palazzo di vetro, ma Pahor non è mai banale, tanto meno didascalico e così dalle sue parole è uscita una vera e propria visione di geopolitica e una lezione di diplomazia, in altre parole l’espressione di una politica estera che di certo non collima con quella attuata dal premier sloveno, il conservatore populista Janez Janša.
Pahor ha puntato sulla necessità di una lotta congiunta contro il cambiamento climatico e sull'impegno della Slovenia per la risoluzione pacifica delle controversie come unico modo per affrontare la discussione generale dei leader mondiali. «Dialogo perché siamo diversi, non perché abbiamo le stesse opinioni - ha precisato Pahor - sono molto felice che l'Assemblea Generale di quest'anno sia in presenza. Ho utilizzato il mio soggiorno a New York per una serie di incontri con persone che altrimenti non incontro, tranne forse i leader dei Balcani occidentali». Dunque, incontro, conoscenza dell’altro, confronto e, se serve, mediazione, tutte strategie che Pahor non ha mancato di attuare proprio a New York dove, anche se qualcuno ha alzato le ciglia per il disappunto, ha visto il ministro degli Esteri russo Serghey Lavorov.
Il dialogo è necessario, sebbene la Slovenia non abbia cambiato la sua posizione sull'occupazione russa della Crimea. Ma senza colloqui, non ci sarà soluzione ad alcuni dei problemi con la Russia, ritiene Pahor: «Come piccolo Paese, la Slovenia deve avere amici in tutto il mondo». Sulla questione dei profughi afghani, ha chiesto solidarietà soprattutto con coloro che hanno aiutato la Slovenia in Afghanistan. Il problema dei profughi dall'Afghanistan e dal Nord Africa va affrontato attraverso una politica di compromesso all'interno dell'Ue, ha sostenuto, affinché non si ripeta il 2015. Ne ha parlato con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan , che lo ha ringraziato in particolare per il suo incrollabile rapporto con la Turchia.
Pahor, poi, ha ritenuto che la soluzione non sia nel confronto con la Cina, contro la quale è diretta l'alleanza AUKUS, secondo gli analisti. È grato che Biden sia tornato all'accordo sul clima di Parigi e voglia tornare all'accordo sul nucleare iraniano, ma ha sostenuto che una nuova guerra fredda non è necessaria in un momento in cui la pandemia e la crisi del cambiamento climatico devono essere risolte attraverso la cooperazione.
«Anche i grandi - ha concluso Pahor - non sono abbastanza grandi per risolvere da soli i problemi più grossi».