Finito lo “sciopero delle campane” a Sant’Osvaldo: don Ezio Giaiotti torna sui suoi passi dopo le lamentele dei parrocchiani
UDINE. A Sant’Osvaldo scoppia la guerra delle campane. E don Ezio Giaiotti, dopo aver annunciato 15 giorni di silenzio delle campane con un manifesto affisso fuori dalla chiesa in cui ha raccontato di aver ricevuto una “violenta” protesta telefonica, è “costretto” a tornare sui suoi passi, sommerso dalle lamentele di chi, invece di percepire i rintocchi quotidiani come un disturbo, è affezionato a quel suono che, evidentemente, per molti richiama una tradizione a cui si fa fatica o non si vuole rinunciare.
Lo “sciopero” delle campane insomma è durato poco. Giusto il tempo di sistemare nella bacheca l’annuncio, gli affezionati delle campane si sono mobilitati. «Prima ho trovato in segreteria due messaggi piuttosto maleducati che mi accusavano di essere insensibile nei confronti dei bambini e degli ammalati, così giovedì ho deciso di “spegnere” le campane e il risultato è stato che le ho “sentite” da tutti gli altri, praticamente mi sono trovato tra Scilla e Cariddi», ha ironizzato il parroco di Sant’Osvaldo, don Ezio Giaiotti ricordando la leggenda dei due mostri marini che abitano lo stretto di Messina citati anche nell’Odissea di Omero.
E, tra i due mostri, alla fine l’hanno spuntate le campane. «Qui a Sant’Osvaldo suonano tre volte al giorno, tre minuti alle sette, poi a mezzogiorno e tre minuti la sera alle 20. C’è un regolamento comunale che dobbiamo rispettare e noi lo seguiamo alla lettera. Poi il sabato alle 18.15 e la domenica suonano per annunciare la messa ma di notte e nel resto del giorno restano ferme.
L’unica eccezione è quando viene a mancare un parrocchiano. In qual caso diamo l’annuncio del funerale il giorno prima e poi suoniamo le campane all’arrivo della bara e al termine delle celebrazioni. Può capire anche che ci siano due funerali e quindi posso capire che qualcuno possa essere stato disturbato e mi dispiace, ma da qui ad accusarmi di essere insensibile mi pare onestamente troppo».
La comunità di Sant’Osvaldo, a quanto pare, non ha avuto esitazioni e si è schierata a sostegno di don Ezio e delle campane che dal 1958 scandiscono le giornate del quartiere.
Nella comunicazione affissa in bacheca e poi rimossa don Ezio aveva scritto: «Vista la “violenta” protesta nei miei riguardi ricevuta via telefono con minaccia di denuncia per disturbo della quiete pubblica e vista l’accusa di una mia grande insensibilità verso ammalati e bambini, per venire incontro a tale disagio e grande sofferenza invito la comunità a fare “penitenza” del suono che molti credono amico! Per 15 giorni le campane di Sant’Osvaldo non suoneranno né per i funerali, né per le domeniche e nemmeno per scandire le giornate come da antichissima tradizione nella chiesa italiana. Questa terapia del silenzio sarà occasione per gli uni e per gli altri di “meditare” sulla presenza della chiesa in questo territorio».
Il silenzio alla fine è durato poco, ma don Ezio assicura che la sua porta è sempre aperta al confronto.