Rivelazione di segreti industriali tra due aziende concorrenti di Buja e Attimis: condannati un impiegato e il datore di lavoro
BUJA. Secondo il tribunale di Udine, la rivelazione di segreti industriali ci fu, ma a commetterla furono soltanto uno dei due ex dipendenti passati sotto un nuovo datore di lavoro e il legale rappresentante dell’azienda che di quelle informazioni avrebbe beneficiato. Si è chiuso così, con la condanna di Nicola Franceschinis e Sandro Miconi, entrambi 53enni di Buja, a 10 mesi di reclusione, sospesi con la condizionale, il processo scaturito dalla denuncia che la “Eurolls spa” di Attimis presentò nel 2017 contro la “Promostar srl” di Buja, sua concorrente nella costruzione e vendita di macchinari industriali.
La sentenza è stata emessa ieri dal giudice monocratico del tribunale di Udine, Giulia Pussini, a fronte della richiesta a 1 anno e 8 mesi l’uno avanzata alla scorsa udienza dalla pubblica accusa. Assolto «per non aver commesso il fatto» il terzo imputato, Lorenzo Zontone, 45 anni, di Martignacco, collega di Franceschinis, cui il giudice ha ritenuto di concedere anche il beneficio della non menzione. Ma che, insieme a Miconi, ossia al presidente della Promostar, dovrà risarcire i danni (da liquidarsi in separato giudizio) alla Eurolls, costituitasi parte civile con l’avvocato Maurizio Miculan. Estinto, invece, l’ulteriore reato dell’appropriazione indebita di disegni di proprietà dell’azienda di Attimis, che il sostituto procuratore Giorgio Milillo, titolare del fascicolo, aveva contestato ai soli due ex dipendenti.
Era stato proprio il ritrovamento nel computer di Franceschinis di disegni dei progetti di un macchinario denominato lombricone, un devolvitore orizzontale progettato dalla Eurolls, nel corso di una perquisizione della Guardia di finanza, a fare ipotizzare al pm che i due impiegati - tecnico progettista dal 2004 alle dimissioni del 2013, il primo, e tecnico commerciale dal 2007 alle dimissioni del 2010, il secondo - avessero rivelato e impiegato a tutto vantaggio della Promostar le notizie sul macchinario.
Tesi che la difesa, rappresentata dagli avvocati Pierenrico Scalettaris (per Franceschinis e Zoncone) e Stefano Buonocore (per Miconi), ha fermamente respinto, sostenendo come non vi fosse alcun segreto industriale nel devolvitore, in quanto presente sul mercato da oltre vent’anni e noto a tutti, e come fosse quindi sufficiente guardarne uno qualunque per capire come funzionava (il cosiddetto reverse engineering).
A dibattimento, inoltre, la difesa aveva evidenziato come la perizia del consulente tecnico del pm non avesse analizzato i disegni sequestrati da Promostar, ma quelli contenuti in una busta anonima giunta da Eurolls e che i rispettivi assistiti disconoscevano, perché diversi. Praticamente scontato l’appello.