Giovanni, il runner col bastone: «Quando corro mi dimentico di essere diventato cieco»
CONEGLIANO. «Ripresi gli allenamenti sulla splendida pista dello stadio di Conegliano. Bello poter correre in autonomia ad occhi chiusi grazie al cordolo che mi fa da guida. Ragazzi ma quanto fortunati siete a poter correre liberamente dove e quando volete. Che invidia!!!».
Giovanni Salvador è un podista diventato cieco a seguito di un incidente nel 1992. La passione per la corsa, che spinge le sue gambe a 4.30 al km, è iniziata proprio urtando con il suo bastone quel cordolo diventato un compagno e un coach fedele quanto indispensabile. A fargli varcare i confini della pista di atletica è stata però un’amicizia nata su Facebook e siglata con il recente traguardo alla Cortina Dobbiaco.
LA MOTIVAZIONE
«Camminare liberamente in città per un non vedente non è semplice, ci sono molti ostacoli ed è rischioso, per mantenermi in forma ho iniziato a camminare nella pista di atletica di Conegliano. Un giorno con il bastone ho sentito il cordolo che si trova nella parte interna della prima corsia e mi sono detto che potevo provare a correre».
Da quel tentativo ai 16 km tre volte la settimana intorno a quel campo il passo è stato breve. Fino al lockdown e alla chiusura dell’impianto per lavori che ha spinto il 59enne a lanciare un appello. «Avevo messo un post su Facebook, in gruppo della città, per cercare qualcuno che mi accompagnasse negli allenamenti nella zona di Conegliano», racconta Salvador. «Cercavo un contatto per correre in compagnia».
Era il 18 ottobre di un anno fa. Se lo ricorda bene Roberto Sales, il primo a rispondere a quel commento invitando l’allora sconosciuto Salvador a unirsi al gruppo “5.35” che più volte alla settimana sfida le pendenze delle colline di Conegliano. Ne è nata un’amicizia e una sfida da condividere.
Giovanni Salvador ha recentemente chiuso la Cortina Dobbiaco, la corsa di Gianni Poli, in 2 ore e 36 minuti. Al suo fianco proprio Roberto Sales: «Un grandissimo grazie all'amico Robi per questo fantastico regalo e per avermi fatto divertire e soprattutto godere con i suoi occhi di un paesaggio tra i più belli al mondo», è il post pubblicato subito dopo la gara. Salvador non è cieco assoluto dalla nascita, la vita lo ha privato totalmente della vista circa 29 anni fa, lasciando dentro di lui un album di colori, paesaggi, scorci.
MEMORIE FOTOGRAFICHE
«Io ci vedevo, quindi ho delle memorie fotografiche e con gli occhi di chi mi accompagna riesco ad immaginare il paesaggio mentre corro», racconta il 59enne, «Roberto mi descriveva boschi e torrenti e per me è stato come rivivere quei panorami che faccio d’inverno con gli sci da fondo».
«Lui mi ringrazia?», gli fa eco Roberto Sales, il suo accompagnatore, «Dovrei io ringraziare lui. È stato lui a spronarmi quest’anno ad uscire alle 5.35 ogni martedì e giovedì... fosse per me sarei rimasto pigramente a letto», scheza sales. Il silenzio delle 5.35, lontano dal traffico, è per Salvador un elemento fondamentale così come lo è per tutti coloro che non vedono e rischiano di essere disturbati dal ronzio del traffico ma è anche «un insieme di sensazioni che si uniscono come l’odore della nebbia d’inverno o il profumo del mosto d’estate. Quando corro mi dimentico di non vedere».
E se correre nella natura è un modo per apprezzare i sentori del bosco o della vicina azienda di produzione del caffè, per Giovanni Salvador è importante che si creino spazi che potersi allenare in sicurezza: «Sarebbe auspicabile che nelle città ci fossero delle piste ciclopedonali dove correre o dei percorsi dedicati», è il suo messaggio a chi ancora non pensa alla mobilità debole, «Mancano luoghi dove anche i non atleti possano fare delle attività, siamo costretti a rivolgerci a strutture a pagamento che non tutti possono permettersi. Creare le condizioni giuste è un trampolino per avvicinare tutti allo sport».
QUEL CORDOLO PER CASO
Quel cordolo toccato per caso è diventato per il podista coneglianese il punto di partenza di una passione che lo ha visto protagonista di diverse mezze maratone, da Verona a Trieste. Tra i successi registrati di recente anche la qualificazione ai campioni regionali valida per la partecipazione ai campionati nazionali sui 1500 metri, a cui però non ha preso parte per concomitanti impegni. Tra i prossimi obiettivi la mezza maratona di Treviso, il 10 ottobre: «Mi alleno almeno due o tre volte la settimana in pista e gli altri giorni mi unisco al gruppo delle 5.35 con una quindicina di altri podisti di Conegliano per i collinari ma per me i tempi di gara non contano, corro per il piacere di farlo».
IL PERCORSO SULL’ARGINE
Per arrivare alla pista dello stadio comunale di Conegliano, Giovanni fa un percorso particolare. Particolare per tutti, straordinario per un non vedente: da via Verdi, in pieno centro a Conegliano, imbocca prima un sottopasso ferroviario, poi l’argine del fiume Monticano, che percorre per almeno un paio di chilometri, fino in via Istria. Qui, scende dall’argine, stretto e pericoloso, come si può immaginare, e sfida il traffico del centro, dalla ripida stradina del Ponte Zoppas. Da qui, si avvicina alla zona stadio e infine imbocca la pista, con il fedele bastone bianco a segnare il cordolo, il confine tra il possibile e l’impossibile.
LA STORIA DI DURANTE
Una storia, quella di Giovanni Salvador che ricorda quella di Carlo Durante, grande atleta montelliano diventato cieco completamente a causa di una malattia degenerativa degli occhi verso i 40 anni. Da lì, iniziò per Durante una fulgida carriera tra gli atleti paralimpici, con innumerevoli vittorie, tra cui la maratona alla paralimpiade di Barcellona del 1992, la medaglia d'argento nelle paralimpiade del 1996 di Atlanta e di bronzo nella paralimpiade del 2000 a Sydney, mentre fu settimo in quella del 2004 ad Atene.