Mancano posti letto Covid: visite e interventi sospesi a Udine e in provincia
Al pronto soccorso udinese decine di contagiati in attesa fin dal mattino. In affanno malattie infettive e terapia intensiva. Pazienti trasferiti a Pordenone
UDINE. L’aumento dei contagi registrato in questi ultimi giorni in Friuli Venezia Giulia ha inevitabilmente avuto ripercussioni nella gestione sanitaria delle persone positive. Il pronto soccorso cittadino dopo un periodo in cui le attese si erano rilevate più gestibili è tornato infatti a lavorare in affanno, così come gli altri reparti del Santa Maria della Misericordia, tanto che alcuni pazienti sono stati dirottati al nosocomio di Pordenone.
Per far fronte all’impennata di casi, la Regione ha deciso di sospendere, a partire da domani, alcune attività in tutti i presidi ospedalieri dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale per avere più posti letto Covid a disposizione. «A causa dell’andamento del contagio epidemiologico si è manifestata l’esigenza – sottolinea infatti il vicegovernatore con delega alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi – di dedicare un numero maggiore di posti letto per pazienti Covid positivi.
Conseguentemente saranno sospese l’attività di chirurgia a San Daniele del Friuli, quella di oculistica a Palmanova e le attività programmate nelle ortopedie di Udine, Tolmezzo e Latisana con contestuale mantenimento nelle stesse sedi dell’attività traumatologica».
Nella mattina di ieri al pronto soccorso di Udine già alle 11 c’erano 22 pazienti positivi in attesa di un ricovero e, tra questi, quattro con la necessità di essere ventilati. In tutti i pronto soccorso dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale le persone in attesa si attestavano a una cinquantina.
E la situazione, che ha inciso negativamente anche nella ricettività degli altri reparti, non era migliore giovedì e venerdì scorsi. Per accogliere tutti i malati, si è reso indispensabile chiedere un aiuto ad altre strutture sanitarie. L’azienda sanitaria udinese ha infatti chiesto altri posti letto al Santa Maria degli Angeli di Pordenone: dopo gli arrivi della settimana, ieri sono arrivati altri due pazienti.
«La variante inglese si diffonde più facilmente – spiega il direttore del Pronto soccorso del Santa Maria della Misericordia, Mario Calci – e quindi è più facile da contrarre. Colpendo un maggior numero di persone aumenta, di conseguenza, anche la possibilità che, tra queste persone, vi sia un maggior numero di casi gravi».
Preoccupato anche il direttore generale dell’AsuFc, Massimo Braganti, che sottolinea come anche i reparti di malattie infettive e soprattutto le terapie intensive comincino a essere al limite. «Diversi casi gravi arrivano direttamente dal pronto soccorso – spiega –, mentre durante i mesi di novembre e dicembre, che erano quelli di maggiore sofferenza, arrivavano dai reparti interni, dopo magari un aggravamento delle condizioni di salute. Le varianti sono più aggressive e rendono la situazione ancora più critica».
Il direttore generale invia alla cautela ed esorta a continuare, adesso più che mai, a mantenere un corretto comportamento per garantire la propria sicurezza e quella altrui. «Oltre alle solite regole relative all’uso di mascherine, al lavaggio frequente delle mani e al distanziamento sociale, è importante restare isolati anche mentre si è in attesa del risultato del tampone» afferma Braganti, annunciando di aver dirottato personale dagli uffici e dall’Urp per potenziare l’attività di contact tracing. Capire come circoli il virus e ripercorrere il suo “viaggio” per verificare altri possibili contagi è fondamentale per arginare un potenziale focolaio. Che, oltre a rappresentare un problema per le persone coinvolte, lo è anche per le strutture sanitarie.
«La variante è maggiormente aggressiva e si sta abbassando – indica infine il direttore generale – l’età delle persone contagiate. Ci sono molti ragazzini che risultano positivi e se loro reagiscono al virus senza troppi problemi, lo passano ai familiari e questi rischiano di più e finiscono al pronto soccorso».