Pm10 oltre i limiti nonostante il lockdown: Ivrea sfora la soglia massima per 43 giorni
I dati dell’Arpa relativi al 2020 parlano di una mancata compensazione con il calo di traffico, dovuta anche al meteo
IVREA. Non è bastato il crollo verticale di auto in circolazione ad abbassare il Pm10 sotto la soglia di criticità, a Ivrea. I dati diffusi da Arpa Piemonte, che nel rapporto Uno sguardo all’aria 2020 ha fotografato con Città metropolitana il quadro dei parametri inquinanti nei Comuni con centraline di rilevamento, mettono in luce una situazione locale ancora allarmante, tanto degna di riflessione quanto ci si sofferma sul fatto che sia relativa a un anno che ha visto il traffico calare del 75% durante il lockdown (nel 2020 Ivrea è passata da 46mila a 13mila veicoli circolanti in media in un giorno feriale), e poi stabilizzarsi comunque a quota 38mila veicoli, ovvero il 17% in meno di periodi normali (dati emersi dalle stime sui volumi di traffico effettuati dalla polizia locale di Ivrea sui flussi in corso Vercelli e stradale Torino).
In particolare, la stazione Arpa attiva da fine 2019 in via Liberazione ha segnalato, per il 2020, livelli di particolato atmosferico (il Pm10) ancora superiori alla media giornaliera assunta a soglia massima. Più in dettaglio, il valore limite giornaliero di 50 microgrammi al metro cubo è stato superato 43 volte nell’arco dell’anno, vale a dire otto giorni in più dei 35 l’anno considerati tetto massimo. Arpa ha dato lettura di questo parametro, per altro fuori norma in 13 stazioni dell’area metropolitana su 19, in relazione al meteo, che evidentemente non ha aiutato. «Rispetto al Pm10 - spiegano dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente - il confronto con gli anni più recenti (2018 e 2019) evidenzia che le condizioni meteo-climatiche del 2020 hanno inciso in modo negativo sui valori di particolato e che la riduzione delle attività antropiche, dovuta proprio alle misure di contenimento del Covid-19, non è stata sufficiente a compensare gli effetti della meteorologia su questo inquinante, che ha un’origine complessa in termini di sorgenti emissive e meccanismi di formazione secondaria in atmosfera».
Un esame più circostanziato evidenzia però «che i dati dello scorso anno sono significativamente migliori rispetto a quelli del 2017, l’anno più prossimo con condizioni meteo paragonabili al 2020». Per contro, il biossido di azoto a Ivrea ha registrato un valore medio annuo di 21μg/m³ contro il valore limite di 40 μg/m³. Il che è positivo. Un parametro, questo, «da ritenersi fra gli inquinanti atmosferici maggiormente irritanti perle mucose» derivante nelle città proprio «dal traffico veicolare». Male invece l’ozono, con 38 sforamenti sulla soglia limite di 25 giorni l’anno (in questo caso il valore da non superare corrisponde a 120 μg/m³, media massima giornaliera su otto ore).
Tornando al livello di Pm10, mercoledì Ivrea era oltre il valore massimo (54 μg/m³ a fronte della soglia di 50 μg/m³). La settimana scorsa è andata a peggio, con punte di 80 e 93 registrate in corrispondenza delle giornate di mercoledì e giovedì.
Venerdì 22 gennaio era scattato il semaforo arancione che imponeva il blocco dei veicoli diesel fino alla categoria Euro 5. Come previsto dal protocollo operativo per l’attuazione delle misure urgenti antismog, il provvedimento era entrato in vigore dopo lo sforamento per oltre quattro giorni dei limiti di Pm10.
Con la Dgr del 26 febbraio 2021 la Regione ha introdotto disposizioni straordinarie per la qualità dell’aria a integrazione delle limitazioni sulle emissioni, strutturali e temporanee, già entrate in vigore con la deliberazione del 25 settembre. Disposizioni dovute alla procedura di infrazione a cui è soggetta l’Italia su sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea per aver superati i limiti di Pm10 dal 2008 al 2017. Ieri, alla Città metropolitana è stato convocato il Tavolo di coordinamento della qualità dell’aria esteso a sindaci e assessori all’ambiente e trasporti dei Comuni interessati. Ivrea, Volpiano, Chivasso, Rivarolo, per il Canavese. Tra le misure che ora i singoli Comuni dovranno recepire con ordinanze, l’allungamento del periodo soggetto a limitazioni (dal 15 settembre fino al 15 aprile, precedentemente fissato dal primo ottobre al 31 marzo); cambia anche il meccanismo di attivazione del semaforo antismog, con un modello di applicazione preventiva elaborato per zone. Restrizioni sull’uso dei fertilizzanti contenenti azoto e l’abbruciamento di biomasse. —