Studentessa ferma le ruspe al Parco del Torre: così Elsa "blocca" il cantiere nei magredi protetti
Stop al movimento terra sui “prati stabili”. Ora gli accertamenti della Forestale
POVOLETTO. Lei, da sola, contro camion e ruspe. Senza «alcuna azione eclatante», ma semplicemente sfruttando le sue competenze in materia ambientale e calando l’asso di due paroline magiche – «prati stabili» – che hanno messo sul chi vive gli addetti al cantiere, Elsa Merlino, 26enne di Primulacco laureanda in Scienze per l’ambiente e la natura alla facoltà di Agraria dell’Università di Udine, ha bloccato un intervento di movimentazione terra che stava «stravolgendo», dice la ragazza, il suo «luogo del cuore».
Location il Parco del torrente Torre, nei magredi – tutelati per legge regionale – che costeggiano un ampio tratto delle sponde: dopo aver monitorato per giorni un intenso via vai di mezzi pesanti, la studentessa ha raggiunto il punto in cui si stavano svolgendo le attività e si è trovata di fronte un quadro che le è parso vistosamente incongruente con i vincoli apposti sul sito. Interpellati gli operatori e rimasta interdetta dalle risposte, Elsa ha iniziato a piantare la sua bandierina sfoderando appunto la dicitura prati stabili e ha poi preso contatti con Legambiente e con il Corpo forestale della stazione di Attimis, con il risultato dell’immediato blocco del cantiere, gestito da un’azienda della zona che ha avuto l’area – demaniale – in concessione della Regione. Tutto regolare, dunque, fino allo scavo e allo scarico di terra su diverse centinaia di metri dei magredi.
«L’aspetto paradossale – commenta la 26enne – è che della situazione si sia accorta, praticamente per caso, una ragazza, che sempre casualmente, e per sua fortuna, disponeva delle nozioni e del background necessario per capire che qualcosa non andava. Ho voluto documentare la storia sui social e sto ricevendo un feedback estremamente superiore a quanto mi sarei immaginata: mi fa piacere, vuol dire che la gente ha bisogno di esempi di questo tipo, che testimoniano come se ognuno fa la sua piccola parte il cambiamento può arrivare. Da qualcuno mi sono sentita dire: “Ma sono solo dei prati su cui è stata smossa della terra, mica stanno costruendo un centro commerciale”. È vero, ma il punto non è quello».
La questione, fa intendere, è piuttosto che troppo spesso si osserva passivamente, non ci si interroga. Lei invece, che dalla sua ha un’illuminante esperienza Erasmus in Svezia e sei mesi vissuti da animatrice ambientale specializzata alle Maldive, ha una «prospettiva diversa»: «Viaggiare – dice – ha cambiato il mio modo di vedere. E ora, fra l’altro, ha constatato che mentre magari ci si concentra sul “macro”, i problemi ambientali te li puoi ritrovare a 100 metri da casa».
La vicenda è adesso al centro di approfondimenti da parte della Forestale. Del caso è a conoscenza anche l’amministrazione, che rivendica la propria sensibilità ambientale: «I lavori – confermano il sindaco di Povoletto, Giuliano Castenetto, e l’assessore all’ambiente Rudi Macor – sono stati svolti da una ditta che ha avuto l’area in concessione per la manutenzione. L’intervento non ha nulla a che vedere con il vicino itinerario dei “10.000 passi”. Va tenuto presente, in ogni caso, che il luogo – in precedenza altamente degradato – è stato ripulito dai rovi che lo invadevano, tant’è che gli abitanti della zona hanno espresso un parere favorevole all’operazione, di fatto consistita in un riporto di terra vegetale».