Formaggi canavesani, dall’alpeggio al caseificio: nasce l’App per il turismo
Il Politecnico sviluppa un progetto dedicato ai produttori di formaggi in Canavese. Ora scatta lo sviluppo della parte digitale: «Potenzialità per le visite in azienda»
IVREA. Vedere come si producono i formaggi nelle piccole aziende che costellano il Canavese (una settantina senza contare quelle montane), sentire i profumi dai pascoli alla stalla fino alla sala di stagionatura, con il mastro casaro che ti spiega il perché di quell’aroma così intenso, l’origine del colore, il metodo di lavorazione da cui deriva la consistenza della pasta: visite esperienziali in remoto o di persona, da concludere acquistando una fetta di toma. Allo spaccio aziendale o in modalità online. Tutto questo grazie a una piattaforma web e un’applicazione mobile a cui sta lavorando il Politecnico di Torino (corso di Sistemi aperti) come fase due di un progetto specifico sul caseario canavesano dal titolo Cheers to cheese. Progetto che, appunto, entra nella fase due di sviluppo in quanto ha vinto l’Hackathon Hack4land promosso da Seiplus, associazione torinese nata in collaborazione con la School of entrepreneurship and innovation per stimolare l’intraprendenza giovanile organizzando eventi di networking e sviluppando collaborazioni con realtà di spicco nel mondo dell’innovazione.
Lo scenario in cui va inserito il contest Hack4land è il progetto Innovlab del piano transfrontaliero Alcotra Italia-Francia Graies lab. La sfida si è svolta online il 14 e il 15 novembre scorsi. Nell’arco di due giorni le cinque squadre partecipanti hanno sviluppato le fasi di ideazione per proporre soluzioni digitali finalizzate a rispondere alle necessità di cambiamento, innovazione ed evoluzione della filiera turistica enogastronomica. In particolare, erano chiamate a trovare soluzioni innovative per la filiera turistica enogastronomica delle località rurali e montane del Canavese o Valli di Lanzo. Al Politecnico, in quanto gruppo vincitore, è stata la data la possibilità di partecipare al Design thinking workshop: 6 mesi per sviluppare l’idea con i professionisti individuati da Seiplus in supporto alle fasi della prototipazione e sperimentazione. Partner del progetto del Politecnico, Gal valli del Canavese, Coldiretti Torino, Camera di commercio di Torino, Coeur de Savoie, Sm avant pays savoyard e Interreg alcotra innovlab. Nel gruppo di lavoro, Federica Cipriani (Bologna), Anna Oliveri (Catania), Aila Lombardi (Vercelli), Leonardo Molinari (Verona), laureati o laureandi del corso di laurea magistrale in Design sistemico al Politecnico di Torino, coordinati, tra gli altri, dal professor Pier Paolo Peruccio.
«L’idea di Cheers to cheese - spiegano gli studenti - è nata dalla volontà di dare un output concreto allo studio del territorio canavesano, analisi effettuata l’anno scorso all’interno di un progetto accademico del corso di Sistemi aperti al Politecnico. Lo scopo era quello di stimolare l’iniziativa imprenditoriale giovanile nel campo della valorizzazione delle realtà locali». L’analisi «del territorio ci ha permesso di individuare nella realtà casearia del Canavese, una valida occasione per rilanciare il territorio dal punto di vista turistico, enogastronomico ed esperienziale».
L'Italia è il nono consumatore di formaggi al mondo, con 21.5 kg pro capite annui. «Il Piemonte produce da solo il 9% del latte italiano totale ed è il 4° produttore caseario in Italia, avente la maggior diversificazione dell’offerta con ben 51 tipologie di formaggio prodotto». Di queste, sei tipologie vengono prodotte nell’area del Canavese (più del 10% del totale): Civrin, Salignun, Tomini, Toma, Tuma d’Trausela, Tuma frola, si spazia dunque dalla pasta fresca a quella asciutta e stagionata, dal latte vaccino a l latte caprino; prodotti agroalimentari tradizionali italiani per questo inseriti in un apposito elenco istituito dal Ministero delle politiche agricole in collaborazione con le Regioni.
Dai numeri ha preso forma il resto del lavoro. «Ci siamo impegnati a incrociare questi dati con la realtà del turismo in Italia». È emerso che «il tour del caseificio rappresenta l’esperienza enogastronomica di maggior interesse per i turisti». Solamente il 51% dei turisti, però, riesce e prendere parte a tale esperienza. E qui scatta il passaggio cruciale: «Viene così a crearsi un gap del 20% tra domanda e offerta, dovuto alla mancanza di visibilità dedicata alle iniziative dei caseifici del luogo».
Eccola dunque l’opportunità per produttori di formaggio canavesani, una settantina oltre ai piccoli alpeggi autorizzati e i sei caseifici presenti sul territorio che trasformano il latte conferito dagli allevamenti.
Cheers to cheese è ancora in fase di sviluppo. «L'idea del team è quella di creare la piattaforma web come emerso nelle due giornate di Hackathon e accompagnare ad essa lo sviluppo di una applicazione mobile». Cheers to cheese si pone l’obbiettivo di «diventare punto di riferimento per il turismo enogastronomico del Canavese, nel Canavese e per il Canavese, mediante l’offerta di esperienze sia fisiche in loco sia da remoto (consegna a domicilio di kit e prodotti, contenuti digitali fruibili online). La proposta che il turista vedrà sulla piattaforma online sarà basata sull’offerta esperienziale messa a disposizione da ogni singolo caseificio». Come team vincitore, «ci auguriamo di poter vedere concretizzata la nostra idea progettuale; organizzandoci in una startup saremo in grado di ampliare l’offerta della nostra proposta e di coinvolgere nella rete d’impresa un numero sempre maggiore di attori». In questa fase operativa l’interfaccia è rappresentato da Gal valli del Canavese, Welcome Canavese, Camera di Commercio di Torino, Seiplus, - Confindustria Canavese, Camera di commercio di Torino, Coldiretti.
«Un bel progetto e un’ottima strada quella del turismo enogastronomico da promuovere tra i nostri produttori di formaggi - commenta Riccardo Bertot di Confagricoltura Ivrea Canavese -. Tante aziende si sono già organizzate con gli spacci aziendali, avendo capito che il consumatore richiede sempre di più esperienze dirette. Ma possiamo fare molto di più. Abbiamo le eccellenze e un territorio bellissimo. Già con il vino, prima che il Covid fermasse gli eventi, abbiamo visto che la strada funziona». —