La curva dei contagi in Veneto s’impenna. Picco atteso per fine marzo
La prima ondata si è esaurita il 17 febbraio, quando furono registrati 492 nuovi casi in 24 ore: il 13 marzo sono stati quasi 2.700
VENEZIA Una curva che punta in alto, da settimane. Ininterrottamente. Ma fino a quando cresceranno i dati del contagio in Veneto? Difficile dirlo, tanto più con l’incognita della variante inglese ormai diventata prevalente, in Italia e in Veneto, e con la sua maggior capacità di diffusione. Ci vorranno comunque settimane, a detta degli esperti, prima di vedere i primi effetti delle restrizioni. Se si guarda alla crescita in serie delle ultime settimane non c’è da dormire sonni tranquilli.
I numeri forniti dalla Protezione civile vengono raccolti ed elaborato da Quantitas, startup con sede a Mestre specializzata nelle analisi e diffusione dei dati. La curva più interessante è quella della media mobile a sette giorni dei contagi, che pubblichiamo qui sotto. Si calcola così: ogni giorno si tolgono i casi di otto giorni prima e si aggiungono quelli più recenti, dividendo per 7 il totale per avere la media sulla settimana. La media mobile ha il vantaggio di smussare i picchi casuali, determinati da giornate in cui si fanno più tamponi del solito (e conseguentemente si trovano più positivi) o, come avviene il sabato e la domenica, se ne fanno meno. Per questo motivo il valore con cui termina la curva (1.471) è molto più basso nel numero di contagi rilevati fra le 8 di venerdì e le 8 del 13 marzo (2.682): è moderato verso il basso dai valori inferiori precedenti con cui viene calcolata la media.
Bene, guardando all’andamento dall’inizio dell’anno viene evidenziato come in Veneto il punto più basso della curva del contagio si sia registrato il 17 febbraio, quando ci furono 492 casi, con una media mobile di 577 casi. Da quel momento in poi, la curva ha nuovamente iniziato a puntare verso l’alto. Dalla media mobile di 624 casi del 18 febbraio si è arrivati a superare quota 800 appena quattro giorni dopo. Altri tre giorni, e il 25 febbraio la media segna 912,7 casi (con 1.304 infezioni registrate in 24 ore). L’ultimo giorno del mese, ecco superare la soglia dei mille casi medi sui sette giorni. Fino a 1.471 del 12 marzo scorso, quando il bollettino delle 8 ha fatto segnare 1.932 casi nelle 24 ore precedenti. Ieri mattina, come comunicato da Azienda Zero, i casi sono saliti ancora: +2.682.
È significativo anche l’incremento provincia per provincia. In termini percentuali, negli ultimi giorni la maggior crescita dei contagi (ogni mille abitanti) si è avuta a Venezia (+0,72%), seguita da Padova (+0,6%), Treviso (+0,56%), Vicenza (+0,5%) e Belluno (+0,5%). Sono dati che poi si riflettono su un indice Rt regionale che da 1,12 di una settimana è passato a 1,28, condannando il Veneto alla zona rossa.
Tendenza che trova conferma nell’analisi del fisico Roberto Battiston che coordina l’Osservatorio dei dati epidemiologici dell’università di Trento, secondo cui «è in atto una crescita degli infetti attivi trainata dalle regioni centro-settentrionali». «La crescita è innegabile» ammette Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici di Venezia, «ed è in gran parte dovuta alla presenza delle varianti. Il contagio si è spostato sulle classi d’età più basse, e un fattore determinante sembra averlo avuto la riapertura delle scuole. Nelle prossime settimane i numeri del contagio sono destinati a crescere. Il picco della terza ondata forse sarà a fine marzo, ma è difficile dirlo in presenza di una variante che corre il 40% più veloce. Con la campagna di vaccinazione di massa, che speriamo parta a breve, l’obiettivo è chiudere la partita dei vaccini entro la fine dell’estate. Il prossimo autunno dovrebbe essere differente rispetto a quello appena passato».