Ecco le tappe della campagna vaccinale in Friuli: «Vacciniamo tutti entro l’estate»
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L’assicurazione di Riccardi: «Con le consegne attuali serve pazienza, pronti a svoltare da aprile»
UDINE. La campagna vaccinale assomiglia sempre più a un gioco a incastri in cui si combinano le variabili su dosi a disposizione, personale per le vaccinazioni e categorie stabilite dalla struttura commissariale nazionale e dal ministero della Salute. Ma se a marzo bisognerà ancora stringere i denti, con l’assessore Riccardo Riccardi che chiede un pizzico di pazienza a tutti, in una regione che comunque ha messo in sicurezza ospedali e case di riposo garantendo pure la prima dose a quasi il 10% della popolazione, la vera svolta è attesa per aprile.
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Aprile sarà il mese in cui si accelererà sulle coperture per i più fragili, si arriverà alla totale messa in sicurezza degli over 80 e si comincerà con quella vaccinazione di massa che potrebbe davvero concludersi in pochi mesi. «Sì – conferma Riccardi –, penso proprio che abbia ragione il commissario Francesco Paolo Figliuolo: se avremo a disposizione le dosi promesse dalle case farmaceutiche potremo completare la campagna vaccinale entro l’estate». Prima, però, c’è da – metaforicamente – giocare in difesa in queste ultime due settimane di marzo. Il problema essenziale, in fondo, è sempre quello e porta al fatto che in una regione dove il potenziale vaccinale raggiunge oggi – senza il coinvolgimento di specializzandi, medici di base e nel caso pure sanità privata – circa 7 mila inoculazioni al giorno quello che manca, o meglio che non arriva in quantità sufficienti, è il prodotto finito, il farmaco anti-Covid.
Perché se Pfizer sta quantomeno rispettando le consegne con circa 16 mila dosi a settimana, di Moderna sono arrivate poche fiale – ma la causa in questo caso non è dell’azienda quanto è figlia dei contratti firmati dall’Unione europea per il primo trimestre dell’anno – e AstraZeneca continua a tagliare le forniture.
Accelerare in questo momento, più di quello che stanno già facendo Regione e Stato, è quantomai arduo. Partiamo dai numeri che spiegano come il Friuli Venezia Giulia, ormai, tenga in riserva non più del 10-15% delle fiale o meglio, a essere precisi, l’ammontare di una consegna settimanale di dosi Pfizer – attorno alle 16 mila unità – per essere certi di riuscire ad assicurare quantomeno i richiami a 21 giorni del siero americano. Sempre le cifre, poi, dicono che gli over 80 – non vaccinabili con AstraZeneca – sono 108 mila, di cui 70 mila si sono prenotati per l’inoculazione, senza dimenticare i 7 mila 200 che dovranno essere “coperti” a domicilio.
Se a questo totale, inoltre, aggiungiamo la quota di persone estremamente vulnerabili come da campagna vaccinale – circa 44 mila –, e senza tenere ancora in considerazione familiari, conviventi o caregiver ,saliamo a un potenziale di circa 150 mila persone da vaccinare con Pfizer oppure Moderna. Siccome, andando oltre, i vaccini vanno somministrati a distanza di almeno 21 giorni, e il processo di copertura è su sei settimane, il tutto si traduce in una necessità di 300 mila dosi per immunizzare queste categorie – al netto di chi non vuole vaccinarsi – cioè di circa 50 mila dosi a settimana. Pfizer, come detto, al momento ne consegna però soltanto poco più di 16 mila, ma stando al piano vaccinale nazionale dovrebbe incrementare notevolmente gli arrivi da aprile in poi. «In questo momento – conferma Riccardi – se vacciniamo qualcuno della seconda categoria, cioè quella delle vulnerabilità, togliamo una dose a un ultraottantenne perché per nessuno dei due possiamo utilizzare AstraZeneca. Per quello chiedo pazienza, in queste settimane, a tutti. La partita degli over 80 sarà chiusa entro metà maggio, con la seconda dose, anche se il vero mese chiave, in cui contiamo davvero di cambiare passo, se verranno rispettate le consegne promesse, sarà aprile. In quel mese spero, e credo, che tutte le categorie più vulnerabili, familiari e caregiver comprese, non avranno problemi per essere immunizzati».
La campagna, in ogni caso, non si ferma qui e la Regione è pronta a compiere un ulteriore passo in avanti aprendo da metà settimana le agende vaccinali per chi ha tra i 79 e i 75 anni. Una scelta, questa, presa ancora una volta in base ad AstraZeneca e al calcolo sull’effettiva disponibilità di dosi proporzionata ai cittadini in quella fascia d’età. Sono nel dettaglio, circa 66 mila potenziali beneficiari di vaccino con la Regione che si attende un’adesione compresa tra il 60% e il 70% tale, cioè, da non mettere in difficoltà il sistema con l’attuale disponibilità di dosi. Aprire all’intera fascia compresa tra 79 e 70 anni nello stesso momento, avrebbe implicato l’ampliamento del potenziale vaccinale ad altre 75 mila persone.
Troppo rischioso in un periodo nel quale si sta procedendo con la copertura degli over 80 e delle categorie prioritarie – leggasi personale scolastico, forze dell’ordine e forze armate – e ci si vuole concentrare il prima possibile, come detto, anche sui più vulnerabili. L’apertura delle agende per la fascia 79-75 anni, però, nasconde qualche insidia in più rispetto a quanto accaduto finora. Se è vero, infatti, che queste persone dovrebbero essere immunizzate con AstraZeneca, è altrettanto vero che l’Aifa ha autorizzato l’uso di quel vaccino per tutte le età tranne, però, per coloro che sono «estremamente vulnerabili», come recita la circolare del ministero della Salute, per i quali bisognerà utilizzare una dose di Pfizer oppure Moderna. Il nodo da sciogliere nei prossimi giorni, quindi, riguarderà proprio chi effettuerà l’anamnesi. Se, in sintesi, la decisione su quale vaccino utilizzare verrà lasciata ai medici di base – nel caso in cui venga chiuso definitivamente l’accordo regionale – oppure sarà la sanità pubblica a doversi farsi carico, con tutti i prolungamenti delle tempistiche del caso, delle verifiche sullo stato di salute della persona che si vuole vaccinare. —