Annullata una visita attesa due lunghi anni. «Scarsa attenzione per i disabili»

LA STORIA

«Sono anni che porto pazienza, ma stavolta quando mi sono sentita dire che devo portarne ancora, non ce l’ho più fatta».

Per questo una mamma agordina ha deciso di raccontare la sua storia e quella del figlio disabile nei confronti del quale – questa è l’accusa – da parte dell’azienda sanitaria, e più in generale della sanità pubblica, non c’è stata e non c’è l’attenzione necessaria per assicurargli i diritti di cui è portatore. La signora Anna (nome di fantasia) ieri avrebbe dovuto portare il figlio di 10 anni (al quale, quando ne aveva 4 e mezzo, è stata diagnosticata una disabilità) a una visita di controllo ad Agordo.

«Una visita da parte della neuropsichiatra», dice, «che attendo da quasi due anni. L’ultima volta che mio figlio è stato visto è stato infatti il 12 giugno 2019. Poi basta».

Il 25 febbraio scorso, finalmente, dall’Usl arriva la convocazione. Anna utilizza la possibilità garantita dalla legge 104 per prendersi uno dei tre giorni di permesso mensile dal lavoro. Ieri mattina, però, una telefonata. “Mi dispiace signora – le dicono dall’Usl – ma le visite oggi e domani sono sospese. Deve pazientare”.

«Non ho neanche chiesto il motivo del rinvio», dice Anna, «semplicemente perché di pazienza non ne ho più. Sono due anni che mi sento dire che devo avere pazienza perché non ci sono medici e ci sono anche altri bambini nelle stesse situazioni. Adesso basta. Mio figlio avrebbe diritto di essere seguito dal centro Usl di Cusighe, ma i servizi che vengono offerti sono pressoché nulli. La logopedista è andata in pensione un anno e mezzo fa ed è stata sostituita da pochi mesi; la neuropsichiatra non la vedo da due anni. Continuano a dirmi che non ci sono dottori e che i bimbi da seguire sono tanti. Ma perché, mi chiedo, a pagare devono essere sempre coloro che sono più in difficoltà e, con loro, le famiglie?»

Non è la prima volta che dal territorio agordino arriva una protesta di questo tenore. A novembre 2019 la mamma di un bambino epilettico di otto anni era scoppiata, lamentando come in tutta l’Usl non ci fosse un posto in cui il figlio potesse essere curato come meritava. Anche in quel caso il problema era dato dalla difficoltà di svolgere i controlli periodici, legata alla mancanza di personale. Nel caso di Anna l’annullamento della visita prevista per ieri alle 12.30 è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso pieno zeppo.

«Chi non si trova a vivere situazioni come la mia e di altri genitori con figli disabili forse non può capire», spiega Anna, «ma è un combattere continuo per poter assicurare ai nostri figli quello di cui hanno diritto. Per la valutazione pubblica alla “Nostra Famiglia” di Conegliano ho dovuto attendere un anno e mezzo. A parole il settore pubblico dice che è vicino, ma poi io mi trovo sempre da sola, con la tentazione di rivolgermi al privato per avere un servizio a pagamento che, se penso alle certificazioni scolastiche per la richiesta del sostegno, poi non vengono neanche ritenute sufficienti».

A proposito di scuola, dopo le criticità della didattica a distanza della primavera scorsa, quest’anno l’elaborazione del Piano educativo individuale è arrivata ai primi di febbraio «perché non c’erano medici. Mi hanno telefonato in fretta e furia», dice Anna, «affinché portassi il bambino per fare una valutazione altrimenti, dopo due anni, non avevano niente in mano. Un’ora di tempo per spiegare le crisi di mio figlio: è questo che risolve il suo problema? I servizi che ci danno sono una tantum come le due ore settimanali all’età evolutiva che sono riuscita ad ottenere. Per fortuna», conclude, «nonostante la chiusura per zona rossa, oggi mio figlio può usufruire di lezioni in presenza. Sono cose importanti perché abbiamo bisogno di aiuto. Quando leggo sul giornale di un papà o di una mamma con figlio disabile che compiono gesti eclatanti io li capisco, perché sei abbandonato a te stesso». —



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