Pochi preti? A Belluno le parrocchie faranno rete. Verso 28 unità pastorali

Il vescovo Marangoni intende costituire «una trentina di gruppi con la presenza di due sacerdoti in ministero diretto»

BELLUNO. I piccoli comuni procedono alla fusione? Le 158 parrocchie della diocesi di Belluno Feltre no. Resistono allo spopolamento e, pure, alla secolarizzazione dell’appartenenza religiosa. Ma devono fare i conti con i preti che mancano: erano 220 nel 2004 (188 diocesani più 32 religiosi), 188 nel 2014 (163 più 25), con un calo del 14,55%. Oggi la contrazione è ancora più vistosa: 137 diocesani e 21 religiosi. Ecco perché il Consiglio presbiterale ha suggerito al vescovo mons. Renato Marangoni la costituzione di 28 gruppi di parrocchie, che potrebbero essere chiamate unità pastorali o collaborazioni pastorali.

Dopo un articolato confronto negli organismi diocesani, si intravede l’obiettivo – si limita a confermare il vescovo - «di costituire una trentina di gruppi di parrocchie, con numero abbastanza omogeneo fra loro di abitanti». L’auspicio è poter «prevedere per ognuno di questi gruppi la presenza di due preti in ministero diretto».

Sei foranie

Con la costituzione delle sei convergenze foraniali – avviata nell’autunno del 2018 – «si è aperta in diocesi una fase di sperimentazione, in cui è previsto un ripensamento delle forme di collaborazione tra le 158 parrocchie della diocesi», ricorda il vescovo. Il dato è che «solo 25 hanno il parroco “in esclusiva”; in tutte le altre il parroco o i parroci in solido svolgono il ministero su più parrocchie. «Quindi una certa collaborazione tra parrocchie è già attivata. In molti di questi casi – osserva il vescovo – «è già attivo un Consiglio pastorale unitario».

Novità e apprensione

Solitamente le novità suscitano nelle persone apprensione, se non allarme: sembra che sia in arrivo la fine del mondo. «Non è così», assicura don Davide Fiocco, responsabile dell’Ufficio Comunicazioni della diocesi. «C’è chi teorizza l’estinzione del clero, non tanto qui, ma altrove. Lo sguardo storico osserva che la Chiesa ha attraversato 21 secoli, proprio perché ha avuto la capacità di adattarsi alle novità che si ponevano», dice don Fiocco.

Calo dei preti

Negli ultimi secoli il numero dei seminaristi e dei preti ordinati nella diocesi ha già avuto alti e bassi: nel 1835, quando il seminario divenne “Gregoriano”, gli alunni dei corsi di teologia erano 11; nel 1876 risultavano soltanto 3; nel 1899 ben 27; nell’autunno del 1920 erano 17.

Nel 1960 ci fu l’esplosione: gli alunni di medie, liceo e teologia erano 220. Sull’onda di quei numeri negli anni Sessanta avvenne la fondazione delle numerose parrocchie. Prima, invece, c’erano le grandi Pievi, servite da un pievano, con qualche mansionario per celebrare messa in alcuni villaggi. «Andando indietro nel tempo le cose erano ancora diverse: lo storico guarda gli eventi su tempi lunghi e con minore angoscia», sottolinea don Fiocco. «Oggi la nostra diocesi deve misurarsi con un numero inferiore di preti, ma anche con un diverso numero di fedeli: sia perché la nostra provincia vive il dramma dello spopolamento; sia perché parte dei bellunesi non si riconosce nella parrocchia.

Fare rete

Per mantenere viva una comunità cristiana, è irrinunciabile che essa faccia rete con le parrocchie vicine. Se per vivere un momento di preghiera, basta essere in «due o tre riuniti nel mio nome», per organizzare un campo estivo per i ragazzi, il bacino deve essere più ampio. «In questa dinamica», afferma Marangoni, «è decisiva la condivisione delle risorse umane», intendendo catechisti, operatori della Caritas, educatori e animatori di ragazzi e giovani. L’attività in rete è urgente anche per «promuovere eventi celebrativi, formativi, socio-culturali». L’intento è di avviare «percorsi di collaborazione tra parrocchie “prossime”», come evidenziato dai recenti Orientamenti pastorali.

Futura configurazione

Quale sarà, dunque, la configurazione delle future unità o collaborazioni pastorali? È dettata in parte dalla geografia di un territorio fatto di valli: le otto parrocchie della Val di Zoldo da anni vivono già questa esperienza di una “comunità di comunità”. Altre volte, è dettata dalle circostanze: due anni fa il ritirarsi di un parroco e la partenza di un altro hanno portato a convergenza le tre parrocchie di Agordo, La Valle e Taibon.

La valle del Biois, da Falcade a Cencenighe potrebbe contare in futuro su un solo parroco, magari con un altro sacerdote collaboratore. Selva di Cadore e Colle Santa Lucia già contano su un solo parroco. Così pure Livinallongo e Arabba. Dall’altra parte, in Comelico, già oggi Candide, Dosoledo e Padola dispongono di un solo parroco.

Non è escluso che in futuro, l’intero Comelico debba far conto su un parroco unico e un collaboratore o due. Già oggi Vigo di Cadore, Pelos e Lorenzago dipendono da un solo sacerdote. Auronzo non sarà un’unica parrocchia, ma probabilmente dovrà accontentarsi di due sacerdoti. Le parrocchie dell’hinterland di Longarone hanno un parroco unico. Le città di Belluno e Feltre sono destinate a concentrare la presenza di parroci e di sacerdoti. In Alpago è già molto se resterà un parroco in ognuno dei tre comuni. Il progetto della riorganizzazione pastorale verrà ulteriormente perfezionato nelle prossime settimane e poi reso pubblico a tutta la diocesi. —