Il dottor Punghellini va in pensione: l’omaggio di Taneto
Medico di base qui dal 1979, ieri era l’ultimo giorno di servizio. I figli gli scrivono una lettera: «Orgogliosi e fieri di te»
GATTATICO. Un “medico amico” e, se possibile, pure di più – tanto che non pochi hanno sottolineato la concomitanza con la Festa del papà –, il dottor Fabio Punghellini, 70 anni, da oggi è in pensione. Ieri, ultimo giorno di servizio, è stato raggiunto da una grande quantità di messaggi, manifestazioni di affetto e ringraziamenti.
Punghellini, che è stato anche consigliere comunale per due legislature a Gattatico, è stato per 42 anni, dal 1979, il medico di base di Taneto. Fin dall’inizio ha allestito l’ambulatorio nella taverna della sua abitazione, in via Guglielmo da Gattatico 65, dove ha permesso, con estrema disponibilità, che continui a visitare anche la dottoressa Anife Bardulla, il medico che lo sostituirà in via provvisoria. Per la nomina definitiva del nuovo medico, infatti, l’Ausl dovrà indire un concorso pubblico. Intanto l’amministrazione comunale, che già i primi di marzo aveva rassicurato i cittadini di Taneto su questo tema, sta realizzando i lavori di completamento per allestire il nuovo ambulatorio e ne prevede il completamento verso metà aprile. «Punghellini una persona squisita intelligente, disponibile, professionale, un cittadino esemplare», aveva sottolineato la nota comunale.
Ieri per il medico, tra i tanti messaggi e saluti, anche l’omaggio della Croce Bianca, di cui continuerà a svolgere la funzione di direttore sanitario: «Oggi ringraziamo un grande papà, grande uomo e grande medico»; e quello dei suoi figli, Matteo e Stefano.
Uno straordinario modo di festeggiare il loro eccezionale papà: «Hai fatto davvero un gran bel lavoro. Siamo fieri di te e ti vogliamo bene», scrivono i figli. Matteo, non a caso, è egli stesso medico di base, in servizio a Cavriago, anche lui apprezzatissimo e stimato dai suoi numerosi pazienti.
I due Punghellini junior hanno scritto una bellissima lettera per il padre nel suo ultimo giorno di servizio, condivisa dai tanti affezionati pazienti: «Da quando siamo al mondo, abbiamo sempre avuto una parte della nostra casa, la taverna, che non è mai stata casa nostra. È la seconda casa del paese. Lì, si è creato un mondo parallelo dove solo la finzione non ha mai trovato posto. Solo emozioni».
«Con la pandemia – ha spiegato poi Matteo – Non potendo fare feste come avremmo voluto, abbiamo pensato di usare la piazza virtuale. Per lui l’umanità e il contatto emotivo con i suoi pazienti viene prima di tutto. Infatti in quest’ultimo anno il Covid lo ha costretto a cambiare il suo modo di fare il medico: mamma (Miriam Manghi, ndr) lo ha aiutato con le telefonate. Ma non è la stessa cosa... Lui ne ha sofferto molto». Sicuramente anche i suoi pazienti, che, è garantito, continueranno a trovare in lui, seppure in pensione, ancora amicizia e vicinanza. —
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