Il ministro Giorgetti richiama tutti a Roma. Orezzi (Filctem Cgil): «Non c’è più tempo, i 10 milioni vanno sbloccati». Pressing anche sull'amministratore delegato: dovrà fare chiarezza sugli interessamenti
MANTOVA. Sblocco ad ogni costo dei dieci milioni riservati al salvataggio della Corneliani. Con o senza un nuovo investitore e con o senza apporti di capitali da parte dei soci ormai latitanti da oltre un anno su questo fronte: riparte da qui il tavolo di crisi Corneliani che tornerà a riunirsi martedì 23 marzo al ministero dello Sviluppo economico. A ribadirlo è il segretario generale della Filctem Cgil Michele Orezzi pronto a puntare il mirino sull’attuale proprietà (fondo Investcorp e famiglia Corneliani) chiamata ancora una volta a fare la sua parte con gli investimenti necessari per sbloccare i dieci milioni, come sull’amministratore delegato Brandazza da cui ci si aspetta chiarezza su quegli “interessamenti” confermati ma ancora top secret. «Di tempo da perdere non ce ne è proprio più – avverte il sindacalista – se non usciranno soluzioni certe torneremo a chiedere lo sblocco immediato dei 10 milioni da parte del ministero e l’amministrazione straordinaria».
GIORGETTI RICHIAMA TUTTI A ROMA
È indirizzata a Regione Lombardia, Comune di Mantova, Invitalia, commissario giudiziale Luca Gasparini, fondo Investcorp, soci di minoranza (famiglia Corneliani), amministratore delegato della società Giorgio Brandazza, segreterie nazionali e provinciali di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil, Cgil, Cisl e Uil, la convocazione al Mise della nuova riunione sulla crisi Corneliani. L’incontro si terrà martedì alle 15 in presenza a Roma nella sede del ministero dello Sviluppo economico, in via Veneto: ospitato come già quello del 3 marzo nel salone degli Arazzi, sarà presieduto anche questa volta dal ministro Giancarlo Giorgetti affiancato dal capo di gabinetto Paolo Visca. Convocazione arrivata nelle tempistiche assicurate dal Mise al termine del precedente tavolo chiuso con quella parola d’ordine che aveva restituito speranza alle lavoratrici e ai lavoratori in attesa in strada: «Tutto ciò che serve per salvare la Corneliani».
OREZZI: SOLUZIONI O AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA
Per Orezzi, che sarà al vertice di Roma insieme alla segretaria nazionale del sindacato di categoria Filctem Cgil Sonia Paoloni, «la convocazione da parte del Mise con tempistiche congrue rispetto agli impegni presi il 3 marzo è un buon segnale e positivo è pure che il tavolo sia presieduto ancora una volta dal ministro Giorgetti in persona: speriamo possa essere la giornata della svolta per la vertenza». E annuncia già quella che sarà la linea del sindacato al tavolo: «Per quello che ci riguarda martedì si ripartirà dalle richieste all’attuale proprietà Corneliani di sbloccare i 10 milioni riservati all’azienda con nuovi investimenti e dalla chiarezza che i vertici aziendali dovranno fare sugli attuali interessamenti ancora in campo che fanno sperare in una continuità. Di tempo da perdere non ce n’è proprio più: se a quel tavolo non usciranno soluzioni certe torneremo a chiedere lo sblocco immediato dei 10 milioni da parte del ministero e l’amministrazione straordinaria».
TRE SCENARI POSSIBILI PER SBLOCCARE I 10 MILIONI
Sono d’altronde tre al momento gli scenari possibili per sbloccare i 10 milioni del Fondo salva-imprese riservati al salvataggio della casa di moda in base all’accordo siglato con il Mise in prefettura a Mantova il 21 luglio scorso. Il decreto attuativo del Fondo prevede per l’ingresso del Mise in equity nel capitale Corneliani o la partecipazione dei soci al piano di ristrutturazione con i capitali necessari o l’ingresso di un nuovo investitore nella compagine societaria. C’è poi la terza via che aveva visto il ministro mettere al lavoro i suoi tecnici già all’uscita del tavolo di inizio mese: trovare la strada per sbloccare lo stesso i 10 milioni senza violare le limitazioni europee agli aiuti di Stato. La soluzione privilegiata anche dal Mise è quella che porta a un concordato in continuità, ma nel caso la proprietà continuasse a tirarsi indietro e gli interessamenti in corso non dovessero concretizzarsi in un’offerta in tempo utile, resterebbe il paracadute dell’amministrazione straordinaria a evitare in ogni caso la liquidazione. Un’ultima spiaggia che soci e vertici aziendali si sono impegnati a non ostacolare.
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