Il palazzo oscura le mura e non valorizza il castello, scontro tra il Comune e i residenti: non demolitelo

Le proprietarie di due alloggi si offrono di rifare la facciata. L’edificio contrasta la valorizzazione del vicino castello

CIVIDALE. È l’altra faccia della medaglia, l’altra campana in un dibattito che si trascina ormai da decenni. Dopo aver appreso che la giunta comunale ha adottato una delibera con cui si sancisce l’avvio di «una collaborazione con il Mibact al fine di giungere alla concreta valorizzazione del palazzo Craigher Canussio, anche attraverso azioni ablatorie che consentano l’esproprio e la demolizione» dell’edificio giudicato stridente con l’assetto architettonico del centro storico, le proprietarie dei due ampi appartamenti all’ultimo piano di quest’ultimo chiedono all’amministrazione chiarimenti, esponendo il proprio punto di vista. Sui loro alloggi hanno investito somme importanti, premettono, e sarebbero intenzionate a eseguire un’opera di rifacimento della facciata e degli accessi, in modo tale da migliorare notevolmente l’estetica dell’immobile.

«I proprietari dei livelli inferiori, però, non sembrano intenzionati», dichiara Barbara Giustino, parlando anche a nome della titolare dell’appartamento vicino, Sonia Brun. «È un peccato – aggiunge –, perché con un’adeguata ristrutturazione il problema non si porrebbe. Sarebbe un’azione a beneficio dell’intera città. La spiacevole situazione in cui ci troviamo fa tra l’altro crollare il valore di mercato delle nostre proprietà. Vorremmo proprio capire cosa potrebbe realmente accadere, anche perché in questo palazzo non c’è nulla di irregolare o di abusivo». Gli indirizzi espressi nella delibera di giunta si legano al piano di valorizzazione del sito Unesco cittadino: l’atto stabilisce appunto l’avvio di sinergie «con il ministero e la locale Soprintendenza ai fini dell’adozione di tutte le misure utili e necessarie per permettere la valorizzazione del palazzo Craigher Canussio e del tratto delle mura ad esso limitrofe».

Il punto cruciale sta proprio lì, nei resti della cinta d’origine romana. Il sindaco Daniela Bernardi conferma, mettendosi a disposizione delle dirette interessate. «Il fabbricato – ricorda – è catalogato come “di contrasto” del piano regolatore comunale approvato ancora ai tempi del sindaco Vuga. Nel piano di gestione Unesco era stato inserito l’obiettivo della valorizzazione del retrostante castello: è l’unico non ancora perseguito. Per questo abbiamo deciso di affidare un incarico per una perizia di stima relativa all’esproprio del palazzo e al ristoro dei proprietari, per poi avviare un eventuale ragionamento che, però, potrebbe passare al concreto solo qualora il Ministero finanziasse l’intera operazione». —