Scuola, c'è anche chi non si è mai fermato: la musica, le distanze e le protezioni dei ragazzi del conservatorio

La direttrice Brunetto: «Abbiamo tutelato il diritto allo studio dei nostri allievi»

UDINE. C’è una piccola oasi in città, in piazza Primo Maggio 29, dove i ragazzi – tra regole e controlli severi – continuano a fare musica in presenza. Non è una scuola come le altre, è l’istituzione di alta formazione musicale del Friuli, il conservatorio Jacopo Tomadini.

I conservatori del Friuli Venezia Giulia (oltre a Udine anche Trieste) hanno salvaguardato alcune lezioni che possono continuare in sicurezza.

Sospese tutte le attività collettive, quali coro e orchestra, e le lezioni di materie teoriche e storiche, che avvengono online, le lezioni pratiche individuali continuano ad essere tenute in presenza.

Il Conservatorio rimane aperto, trovando tra le pieghe del DPCM lo spazio normativo che salvaguarda l’arte o almeno una parte di essa: quella che si manifesta attraverso la performance del solista. Il conservatorio così ha trovato il modo di continuare a fare musica in presenza: la natura artistica dell’imparare a suonare uno strumento musicale implica che ciò che si può apprendere a tu per tu con un maestro non sia la stessa cosa di quello che si può imparare da un video.

«È una decisione che abbiamo condiviso con il conservatorio di Trieste e che hanno preso anche altre realtà in Italia. È stata una scelta di coraggio: chiudere sarebbe stato molto più facile. Abbiamo invece scelto di tutelare il diritto allo studio dei nostri allievi», spiega la direttrice Brunetto che con orgoglio parla dei suoi ragazzi.

«Abbiamo condiviso con i ragazzi un percorso serio e responsabile. Il Covid-19 è pericoloso e tutti loro hanno dimostrato maturità e disciplina – aggiunge –. Eravamo a un bivio: chiudere tutto oppure rimboccarci le maniche e impegnarci a rispettare regole ferree e inderogabili. Il Conservatorio rimane aperto per dare a loro, ai nostri giovani talenti, un luogo in cui non perdersi, un luogo in cui ritrovare la propria voce attraverso quella del proprio strumento, un luogo in cui la passione trova, nell’antica relazione personale tra maestro e allievo, la strada giusta».

Una scelta che ha negli ampi spazi a disposizione del Conservatorio un luogo dove era facile mettere in campo una situazione sicura: «Il distanziamento è sempre garantito. Ci siamo poi dotati di schermi in plexiglas per ridurre il rischio aerosol nel caso delle lezioni degli strumenti a fiato. Abbiamo creato percorsi separati di entrata e uscita, con termoscanner all’ingresso. C’è un protocollo molto attento che prevede la sanificazione e l’arieggiamento delle aule a ogni cambio d’ora. È un protocollo che funziona: non è mai stato riscontrato nessun focolaio di Covid al conservatorio».

«I nostri musicisti varcano la porta felici di sapere che, tra gli adulti, qualcuno ha il coraggio di tenere aperto per dare a loro un presente e un futuro», aggiunge Brunetto.

Molti docenti e allievi provengono da fuori regione, elemento che però non pone limiti alla loro possibilità di partecipare alle lezioni in presenza: «Per motivi di lavoro e studio gli spostamenti rimangono consentiti, anche in zona rossa», ricorda la direttrice Brunetto.

«La nostra organizzazione è stata apprezzata anche per la flessibilità che abbiamo messo in campo – aggiunge -: se un docente o un allievo ne fanno richiesta, do loro la possibilità di attivare la didattica a distanza», spiega ancora.

La direttrice Brunetto vede una dimensione simbolica nel fatto che la musica non si sia fermata in questo momento di profonda crisi, una dimensione che può dare un orizzonte positivo a tutta la città: «Anche nella disperazione di questo difficile momento, la musica ci ricorda che siamo vivi e che possiamo lanciare il cuore oltre l’ostacolo e continuare a sperare». —

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