Rsa, l’Israa demansiona i “ no vax”. «In cucina o a sistemare le stanze»
Gli operatori non vaccinati lontani dagli ospiti. Pavan: «Chi non si convince potrà essere spostato»
TREVISO. Mentre il governi Draghi studia un decreto che preveda l’obbligo di vaccinazione per coloro che lavorano a contatto con persone fragili, malati e anziani, Treviso anticipa i tempi. L’Ipab più grande del Veneto, l’Israa del capoluogo con le sue quattro case di riposo e i suoi 800 ospiti, ha già pronto quello che il suo direttore Giorgio Pavan chiama il “piano C”.
Per garantire la sicurezza nelle strutture falcidiate nei mesi scorsi dalla pandemia – anche se ora gli ospiti sono stati pressoché tutti immunizzati – l’istituto ha in mente di spostare gli operatori non vaccinati lontano dagli anziani. Chi accudisce ora le persone potrà ritrovarsi in cucina o a riassettare le stanze dopo le attività o a pulire gli strumenti utilizzati nel corso della giornata. Una sorta di “demansionamento” obbligato per scongiurare il rischio di nuovi focolai.
«Stiamo lavorando in collaborazione con il sindacato per sollecitare chi non l’ha ancora fatto a vaccinarsi – spiega Giorgio Pavan, direttore dell’Israa – ma nulla vieta che passiamo a mezzi più decisi per la salvaguardia della salute globale degli anziani e dei colleghi. Per adesso continuiamo a fare i tamponi prima dell’ingresso in servizio e stiamo insistendo soprattutto per spiegare a quelli che sono dubbiosi, più che “no vax” per principio».
I numeri sono questi: su 750 lavoratori gli irriducibili nell’Israa (Casa Albergo Salce, Zalivani, Menegazzi e Residenza Città di Treviso) sono 40, circa il 5%.
«L’adesione alla campagna vaccinale da parte degli operatori nelle nostre strutture è stata del 90% – aggiunge Pavan – quindi allo stato attuale l’immunità di gregge è garantita. Una parte ha rifiutato il vaccino per motivi di salute. I rimanenti non vogliono farlo». Il tasso di adesione tra gli operatori alla campagna di immunizzazione nelle 54 Rsa della Marca, dati di febbraio, è dell’80% circa, ma potrebbe essere più alto oggi perché nella prima fase della vaccinazione in molti erano ancora in quarantena e potrebbero aver rinviato l’iniezione di qualche settimana.
«Con l’aiuto dei sindacati insisteremo. Su 50 che erano in 10 hanno deciso di vaccinarsi – dice il direttore – in Casa Albergo i non vaccinati sono 5, ogni volta che montano in turno fanno il tampone rapido. La garanzia per noi è importante». A Belluno un giudice ha dato ragione a due case di riposo che avevano messo in ferie infermieri e oss non vaccinati.
«A Belluno sono stati coraggiosi. Non c’è una norma che dice che puoi lasciare a casa queste persone – precisa Pavan – se i numeri sono ridotti si può però pensare di adibirle ad attività alternative che non implichino il rapporto con gli ospiti. Una volta raggiunta l’immunità di gregge, che per noi è il piano A, e fatti i tamponi, piano B, se ci sono rischi di positività li spostiamo a fare azioni strumentali di supporto, per esempio in cucina, a mettere a posto gli ambienti dopo le attività a fare pulizia degli strumenti utilizzati».
Nel frattempo l’Israa ha avviato dei corsi di formazione per i coordinatori. «Un vaccino emotivo – conclude Pavan – per attrezzarsi a reggere ancora lo stress. Lo tengono psicologi di fama nazionale. Abbiamo cominciato con 60 persone online, ma arriveremo a 500». —
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