Il responsabile del centro di prevenzione usura e microcredito della Misericordia di Empoli: «Lo scorso anno furono 360mila euro». Chi può accedere ai finanziamenti
EMPOLI. In appena tre mesi dall’inizio dell’anno il centro di prevenzione usura e microcredito della Misericordia di Empoli ha visto moltiplicare le richieste, portando il monte ottenuto in favore di imprenditori e famiglie a quasi 300mila euro. Una cifra che assume una rilevanza ancora maggiore se si mette a confronto con quanto avvenuto nell’intero 2020, quando i finanziamenti ricavati sono stati 360mila euro. Il dato esponenziale relativo al primo trimestre di quest’anno indica che qualcosa sta cambiando in conseguenza della pandemia. E non certo in meglio, come immaginabile. «Stiamo osservando un’accelerazione mai vista prima – spiega Paolo Scardigli, responsabile del centro che ha sede in via Cavour – in tre mesi abbiamo gestito pratiche che hanno avuto un ammontare pari o quasi a quello relativo all’anno scorso, quando l’emergenza è scoppiata. Peraltro, le pratiche che vanno a buon fine rappresentano solo il 10-15% del totale delle richieste di sostegno che riceviamo. Questo la dice lunga sul deteriorarsi delle condizioni economiche del territorio. Principalmente le richieste arrivano da piccoli imprenditori, commercianti, ma anche famiglie».
Il centro di ascolto per la prevenzione dell’usura all’interno della sede della Misericordia di Empoli è stato aperto alla fine degli anni Novanta e si rapporta direttamente con la Fondazione toscana per la prevenzione dell’usura, un’istituzione creata con la legge 190 del 1996 che riceve fondi dal ministero dell’Economia. Fondi che servono per fornire una garanzia alle banche, con le quali la Fondazione ha una convenzione, nella richiesta di prestiti e mutui da parte di soggetti che hanno un debito e che non hanno la possibilità di accedere ai finanziamenti. «Noi raccogliamo le richieste di persone indebitate che non riescono ad accedere al credito perché hanno un protesto, un pignoramento o una segnalazione sul Crif – prosegue Scardigli – e per questo potrebbero finire nel gorgo dell’usura. Il nostro lavoro è mettere insieme la documentazione e istruire una pratica che poi viene girata alla banca. Quest’ultima, grazie alla garanzia della Fondazione, esamina la richiesta di finanziamento come una pratica a rischio ordinario, non tenendo conto delle annotazioni in capo al richiedente».
La garanzia va dal 50% al 75% e per molti rappresenta un’ancora di salvezza, spesso l’ultima, per venire a capo del proprio debito. Per ottenerla devono essere rispettati dei requisiti: il debito deve essere saldato in maniera definitiva e deve avere un importo massimo di 200mila euro, la persona non prende i soldi ma è la banca che si occupa di fare i bonifici ai creditori e infine il richiedente deve essere nelle condizioni di poter pagare le rate. — <SC1038,169> RIPRODUZIONE RISERVATA