«Il mio ghiaccio suona il rock»
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Zara Larsson, nata in Svezia, a soli 10 anni ha vinto un talent show per le sue abilità canore. Ora che ne ha 23, è una popstar planetaria. Nel tempo libero ama tuffarsi di notte nelle acque gelate intorno a Stoccolma. Ha il viso pulito, niente tatuaggi, i suoi ritmi ricordano gli Abba (svedesi pure loro) e infatti piacciono anche agli adulti.
Ci sono tre istantanee che raccontano chi sia Zara Larsson: la prima risale al 2008, quando a soli 10 anni si impose come bambina-prodigio nel talent show svedese Talang (interpretando My heart will go on di Céline Dion): la seconda, del 2014, ritrae Zara in lacrime, emozionatissima, abbracciata a Beyoncé nei camerini dell'Arena di Stoccolma. La terza, molto più recente, è la posa plastica di un tuffo invernale nelle acque ghiacciate di un laghetto a pochi metri dalla sua abitazione. Zara, classe 1997, è l'ultimo tassello di una storia gloriosa e multimilionaria, quella del pop rock svedese che sbanca le classifiche di tutto il mondo. Un'epopea iniziata a metà anni Settanta con il trionfo degli Abba all'Eurofestival (con il brano Waterloo) e proseguita nel corso dei decenni con Europe, Roxette, Ace of Base, The Cardigans, Alcazar, Robyn e Avicii.
Novecentocinquanta milioni di clic sulle piattaforme streaming e 715 milioni di visualizzazioni su YouTube per il brano Lush Life sono la misura del suo successo, un successo destinato a crescere nei prossimi mesi grazie alle hit del nuovo album Poster Girl (foto in alto), perfettamente allineato al revival disco music sponsorizzato da Kylie Minogue e Dua Lipa. Un abile mix tra i suoni del funk, il mood dello Studio 54 di New York, l'elettronica e, naturalmente, l'eredità degli Abba, eroi nazionali svedesi e geniali inventori di un format unico e irripetibile: la canzone che inizia e finisce con il ritornello, ovvero la perfetta rappresentazione in musica del concetto di tormentone.
«In Svezia, gli Abba non hai nemmeno bisogno di ascoltarli sullo stereo di casa o sul tuo smartphone. Gli Abba sono nell'aria» racconta Zara Larsson. «Le loro canzoni sono per strada, negli ascensori, nei centri commerciali, nei saloni di wellness. A Stoccolma c'è un museo interattivo interamente dedicato a quei quattro geni. Per chi fa musica in Svezia, e non solo, è impossibile prescindere dal mondo sonoro che hanno creato da soli e dal nulla» continua Zara, appassionata praticante di tuffi serali in pieno inverno nelle acque ghiacciate intorno a Stoccolma, come ha raccontato alla troupe di Vogue che l'ha raggiunta a casa sua. «Esercizi di respirazione, un bagno ghiacciato e poi un tacos party: la mia serata ideale. Nella vita non ci sono solo il glitter e il glamour…». A spingerla verso la terapia del freddo sono state le tecniche di respirazione e meditazione messe a punto da Wim Hof, detto The Iceman, un atleta olandese specializzato in sport estremi a temperature proibitive (ha rischiato di perdere le cornee per congelamento durante la traversata a nuoto di un lago finlandese).
Il primo palcoscenico di Zara è stato il tavolo del soggiorno di casa dove si esibiva dopo cena per la gioia dei suoi genitori, inchiodati ogni sera alle sedie per assistere alle esibizioni canore della giovane vocalist. Negli ultimi mesi l'attitudine da «natural born performer» di miss Larsson è stata messa a dura prova dalla pandemia e dalla cancellazione di tutti gli spettacoli. «Visto che è impossibile esibirsi, mi sono consegnata al mondo delle serie tv e delle app. In pratica, sono diventata prigioniera degli algoritmi che ormai conoscono a memoria i miei gusti e mi inondano di segnalazioni e suggerimenti» spiega. Sensuale, solare, affabile come la ragazza della porta accanto, Zara non è solo una popstar da contemplare: «Ruin my life è una canzone dedicata a quelle ragazze che a un certo punto si trovano invischiate in una relazione morbosa da cui non riescono a sottrarsi. Prima o poi succede a quasi tutte: l'importante è andarsene senza mai voltarsi indietro» sostiene.
Come tutte le celebrities di questo tempo, anche lei ha collezionato sulle pagine dei social una discreta serie di haters cui ha risposto a modo suo, con testi e immagini provocatorie. Come quella volta che si è immortalata su Instagram calzando un preservativo dal piede fino al polpaccio: «Un modo esplicito per dire che nessun uomo ha un "alibi" così grande da spendere per non farne uso. Detto ciò, ho pubblicato quell'immagine e non mi sono sentita un'eroina del femminismo o dei diritti civili: era semplicemente un invito al sesso sicuro, senza se e senza ma».