Il Fisco gli chiede l’Iva per oltre 4.400 euro sull’acquisto di un’auto, ma è un errore: «Ho perso soldi e ore di sonno»
foto da Quotidiani locali
UDINE. Accusato di aver beneficiato per due volte dello sgravio Iva per l’acquisto delle automobili riconosciuto alle persone con problemi di disabilità, si è visto recapitare a casa una richiesta da parte dell’Agenzia delle Entrate, che gli imponeva di restituire quanto percepito indebitamente.
E mica bruscolini: tra Iva dovuta, interessi, sanzioni e spese di notifica un F24 da più di 4.400 euro.
Solo che Gregorio Delli Santi, quarantenne di Feletto Umberto che lavora come addetto alla mensa dell’ospedale Santa Maria della Misericordia, sapeva di essere nel giusto.
E, determinato a far valere le proprie ragioni, si è rivolto prima all’associazione Diritti del malato, poi a una commercialista, per capire come arrivare all’annullamento di un provvedimento ingiusto, emesso dal Fisco alla fine dello scorso anno ma relativo a operazioni di compravendita di due automobili che risalgono addirittura al 2011 e al 2015.
«In tutto questo – sottolinea amareggiato – ci ho perso quasi 200 euro per la predisposizione dell’istanza di annullamento in autotutela e parecchie ore di sonno: la serenità viene meno quando lo Stato ti chiede conto di qualcosa, anche se sai di avere ragione».
Premessa: una legge del 2001 prevede una serie di agevolazioni nell’acquisto e nella gestione dei mezzi, tra cui l’Iva al 4 per cento per l’acquisto di un’auto.
Delli Santi nel 2015 acquista da una concessionaria di Genova un’Opel Mokka, sfruttando lo sgravio: completa l’acquisto il 2 dicembre e gli viene consegnata in Friuli dieci giorni dopo.
Sei anni più tardi – siamo allo scorso novembre – il quarantenne di Feletto riceve una comunicazione dell’Agenzia delle Entrate, secondo cui Delli Santi non avrebbe avuto diritto al beneficio, avendo immatricolato l’auto mentre era in possesso di un’altra vettura, l’Opel Astra acquistata quattro anni prima di seconda mano.
Il provvedimento dell’ente, pertanto, gli richiede il pagamento della differenza tra l’aliquota Iva normale (al 22 per cento) e quella versata, ossia il 4 per cento.
Nel documento prodotto dall’Agenzia delle Entrate, tuttavia, la targa del mezzo di Delli Santi è errata e, soprattutto «per l’acquisto della prima automobile non ho usufruito del beneficio.
Ho dovuto così chiedere una dichiarazione al concessionario dal quale acquistai la vettura dieci anni fa, procedendo quindi alla predisposizione della richiesta dell’annullamento in autotutela del provvedimento dell’Agenzia».
Oltretutto, rileva ancora il quarantenne, «la sovrapposizione delle date in cui risultavo in possesso di due vetture è legata unicamente ai dieci giorni che sono trascorsi tra l’acquisto materiale della Mokka e la sua consegna in Friuli».
Dopo aver protestato anche all’esterno della sede udinese dell’Agenzia delle Entrate, Delli Santi è riuscito a ottenere l’annullamento dell’istanza, notificatogli il 30 dicembre scorso.
Una piccola odissea, che ha avuto però un lieto fine: «Anche se sono giornate di frustrazione e timori: sono riuscito a dimostrare di essere dalla parte della ragione solo perché sono stato in grado di produrre i documenti, in un periodo peraltro per nulla semplice come quello che stiamo vivendo a causa dell’emergenza pandemica».