Crisi in Ucraina, l’Italia si schiera in prima linea
ROMA Mario Draghi attende indicazioni dall’Alleanza atlantica per decidere la linea sulla crisi ucraina. Se all’interno della maggioranza ci fossero dubbi, non ha intenzione di dargli seguito. Le parole di Roberto Speranza - «faremo di tutto per evitare la guerra» o dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini non trovano per ora seguito a Palazzo Chigi.
Il comunicato con cui venerdì sera il premier ha commentato la telefonata con Joe Biden inaugura una nuova fase della sua politica estera. Il passaggio più significativo è nell’ultima riga della nota: «È stato approfondito l’esame delle sanzioni che verrebbero adottate in caso di aggressione all’integrità territoriale dell’Ucraina. Draghi sostiene l’opportunità di sanzioni gravi, pur continuando a sperare in un utile dialogo».
In quel breve comunicato c’è una svolta nella comunicazione di Palazzo Chigi. Se in passato sui rapporti con Mosca avevano prevalso i toni della diplomazia, ora prevale la fermezza. L’agenda è quella fissata: se gli eventi non precipiteranno prima, si attende la riunione dei ministri della Difesa della Nato, fissata per mercoledì a Bruxelles. Il giorno dopo Draghi sarà a Bruxelles per un vertice europeo con i Paesi africani. L’agenda è già fitta di appuntamenti, ma se necessario ci sarà spazio per discutere della situazione con i principali partner dell’Unione, e in particolare con Emmanuel Macron. Il presidente francese, alla guida del semestre europeo, sta cercando di riempire il vuoto di leadership lasciato da Angela Merkel.
Nel frattempo, nell’estremo tentativo di fermare la valanga, già questa settimana il ministro degli Esteri Luigi Di Maio potrebbe andare in missione a Mosca e Kiev. A dare corpo alla linea atlantista nel frattempo ci pensa il ministro Lorenzo Guerini. La Difesa ha recepito le richieste della Nato e ha già allertato un reparto di 250 soldati che potrebbero presto finire in Ungheria per mostrare il tricolore, dare segno di coesione della Nato, e incoraggiare uno dei Paesi che rischia di trovarsi in prima linea in caso di invasione russa di Kiev. Il possibile rischieramento in Ungheria segue una decisione politicamente impegnativa ma fin qui non pubblicizzata: la missione italiana di «air policing», ossia di difesa aerea nel Baltico, con più precisione in Estonia, iniziata lo scorso maggio. Sono stati inizialmente utilizzati i caccia di quinta generazione F-35A; successivamente, dopo il 15 settembre, sono subentrati gli Eurofighter. La missione è stata fin qui rigorosamente di controllo, e i nostri piloti hanno l’ordine di monitorare eventuali sconfinamenti di caccia russi nello spazio aereo delle Repubbliche baltiche, ma non di ingaggiare combattimenti. In Lettonia dal 2016 è già presente una missione dell’esercito, essenzialmente per rassicurare gli alleati baltici. La Nato ha deciso lo schieramento nell’area di un contingente a guida canadese in Lettonia, della Germania in Lituania, del Regno Unito in Estonia, e degli Stati Uniti in Polonia. In Lettonia ci sono già 238 nostri militari e 135 mezzi terrestri. Non a caso tre giorni fa Guerini è atterrato in Lettonia per sottolineare il seguente concetto: «È necessario dimostrare la nostra coesione come Alleanza atlantica. Il rapporto transatlantico è il cardine della sicurezza e della pace in Europa; chi coltiva l’obiettivo di dividerci, resterà deluso».
Bisogna però «insistere e incoraggiare in ogni sede le possibilità di dialogo costruttivo con Mosca, lavorando per non alimentare la tensione». Oltre all’impegno imminente in Ungheria, da inizio anno duecento avieri sono dislocati in Romania per rasserenare anche il governo di Bucarest. Oltre agli italiani, c’è anche un contingente dell’aeronautica tedesca. Da due mesi la Task Force «Air Black Storm» dell'Aeronautica ha raggiunto la piena operatività ed è pronta «a contribuire - come da comunicato ufficiale - al servizio di sorveglianza dello spazio aereo Nato» in Romania. Gli italiani sono ospiti dell'aeroporto di Costanza con diversi velivoli Eurofighter. È la seconda volta che gli Eurofighter si rischierano in Romania, dopo una prima esperienza nel 2019. La guerra a bassa intensità con Mosca è iniziata ben prima dei venti forti di questi giorni, e non promette nulla di buono. — © RIPRODUZIONE RISERVATA