Bollette fino a 20 mila euro. Cinema trevigiani, tentazione chiusura
TREVISO. «Non possiamo chiudere perché siamo presìdi culturali della comunità: le istituzioni ci aiutino a resistere». È l’appello lanciato dai titolari delle sale cinematografiche della provincia di Treviso, travolti dalla tempesta perfetta che ha incrociato l’aumento spaventoso dei costi dell’energia con un’emorragia di spettatori senza precedenti a memoria di esercente.
Il cielo più tetro è sopra il cinema Corso nel centro storico del capoluogo, che minaccia la chiusura. «Ho fatto i conti tra novembre e dicembre 2019 e gli stessi mesi del 2021: sono più che duplicate le bollette, passando da 4 mila euro a 10 mila, a fronte di un terzo dell’incasso lordo, sceso da 60 mila euro a 23 mila – spiega la titolare Silvia Amadio – da cui vanno tolte le spese del personale, della manutenzione, del noleggio film. E parliamo della nostra stagione clou, adesso che ci affacciamo alla primavera andremo in caduta libera: o arrivano altre sovvenzioni dal governo o io sono costretta a chiudere». Intanto, per tamponare l’emergenza, il cinema resta inattivo tre giorni a settimana, lunedì, martedì e giovedì, perché «le sale sono grandi e vanno riscaldate a prescindere che ci siano 3 spettatori o 300 – continua Amadio – e le lampade da proiezione consumano una follia».
Di sale il Corso ne ha tre, ma le cose non vanno meglio per chi ne ha una sola, come il Cristallo di Oderzo. «Il pensiero della chiusura è un tarlo che gira nella testa – dice l’esercente Maria Pia Tonetto – per fortuna il Comune, proprietario della sala, mi ha abbonato altri 6 mesi di affitto, ma se penso che ho appena pagato 4 mila euro di elettricità più 2 mila di gas, e nei giorni infrasettimanali ho 4 spettatori, sento che sarà dura arrivare all’estate». Nei multisala la situazione è amplificata e Tiziano Solmi, che gestisce con Alessandro Tizian il Cinergia di Conegliano, aggiunge: «Le bollette degli ultimi tre mesi sono passate da 7 mila euro, a 11 mila, a 19 mila, e abbiamo serate con 26 spettatori complessivi in 5 sale, però stiamo facendo di tutto per resistere, perché consideriamo la chiusura un impoverimento culturale troppo grave per il territorio, senza contare che abbiamo 14 dipendenti da tutelare». Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo l’Hesperia di Castelfranco e il Manzoni di Paese. In sostanza tutti i cinema stanno lavorando in perdita. Ma perché la gente non frequenta più le sale? «C’è stata l’onda lunga dei contagi e il posticipo di titoli di richiamo – risponde Gianantonio Furlan, titolare del Verdi di Vittorio Veneto – però ora voglio essere ottimista, perché la situazione sanitaria sta migliorando ed è arrivato “Assassinio sul Nilo”, a cui si aggiungeranno presto “Ennio” e il nuovo “Batman”».
Stesse aspettative trapelano dal The Space di Silea: «Crediamo nel potere unico della sala – si legge nel comunicato della direzione del circuito – e continuiamo a creare molte iniziative per il pubblico: il podcast settimanale, eventi speciali, concorsi per premiare i fan, proiezioni al mattino e promozioni. Siamo fiduciosi che le prossime uscite, con titoli attesi, possano aiutare il settore».
I cinema d’essai, infine, sono caratterizzati da un pubblico fidelizzato, ma pur con l’appoggio di questo zoccolo duro, arrancano: è il caso dell’Edera di Treviso, del Busan di Mogliano e dell’Italia Eden di Montebelluna, che compie a settembre 100 anni. «Siamo aggregatori sociali storici – chiude Giuliana Fantoni, presidente dei Cinema d’Essai Triveneto, esercente dell’Edera – la nostra missione, in questo durissimo momento, deve essere sostenuta dagli enti pubblici per il bene di tutti». elena grassi