Pievepelago. Soccorritori al lago Santo in memoria di Marcello

La sua morte per la valanga fu uno choc: un anno dopo sono voluti tornare lì E a sorpresa hanno incontrato la sua famiglia, condividendo ricordo e dolore

Pievepelago. Un anno fa c’erano metri di neve e quasi -20°C. Ieri era un altro mondo, con il sole (anche se a intermittenza) e temperature sopra lo zero. Ma è rimasto immutato il dolore per quello che è successo, portando all’esigenza di un momento di ricordo condiviso.

I tecnici del Soccorso Alpino di tutte le stazioni modenesi (Serra-Pavullo, Pievepelago e Fanano) sono tornati ieri al lago Santo sui luoghi che il 13 febbraio 2021 sono costati la vita a Marcello Fiorentini, lo sfortunato alpinista di Lama Mocogno morto a soli 33 anni per una valanga staccatasi mentre con due amici era vicino al canale Joe Condor nel triangolo sopra al lago Baccio. Era un escursionista esperto, ma ad attenderlo ha trovato un destino beffardo: durante l’attraversamento di un pendio si è mosso lo strato nuovo di 30 centimetri di neve (sopra i 2 metri e passa accumulati), facendolo scivolare via e quindi battere violentemente la testa contro un albero: un trauma cranico fortissimo che ne ha causato praticamente la morte sul colpo, anche se si è tentato davvero il tutto per tutto con i soccorsi.

Nell’impossibilità di fare atterrare l’elicottero 118 per maltempo, le squadre si sono mosse da terra correndo rischi enormi nell’avvicinamento. La prima a raggiungerlo è stata la pavullese Silvia Artoni, infermiera 118 e volontaria del Soccorso Alpino, sul posto insieme a Massimo Bernardi (Tex), il gestore del rifugio Vittoria. A 26 anni si è trovata di fronte a una scena tremenda, e unica nella storia recente del nostro Appennino. Per giunta con vittima un giovane, come lei.

In occasione dell’anniversario, ha trovato subito la disponibilità del colleghi del Soccorso Alpino a tornare al lago Santo per un’esercitazione e un momento di ricordo in quello stesso luogo in cui era stato vissuto il dramma. Che ha lasciato segni in tutti, in chi c’era come in chi l’ha sentito nei racconti. E così ieri mattina in una trentina si sono ritrovati al lago e poi sono saliti sulla neve e i ghiacci attorno come aveva fatto Marcello, in questo caso sul Monte Giovo. Poi al termine dell’esercitazione si sono ritrovati nel parcheggio per ricordarlo con un minuto di silenzio, con un fiocco nero sulle divise (fatto per tutti da Silvia) e le sirene accese.

In mezzo c’è stato quel che non t’aspetti: l’arrivo di padre, madre e sorella di Marcello, oltre ad alcuni amici tra cui uno dei due che stavano salendo con lui un anno fa, che tentò disperatamente di rianimarlo. Si sono ritrovati a pranzo al rifugio con i soccorritori, ed è stato un momento molto intenso: «Mi hanno chiesto il punto esatto dove è morto Marcello – racconta Silvia – e dopo sono andati al Baccio a vederlo. Ci hanno ancora ringraziato per tutti gli sforzi che sono stati fatti per cercare di salvarlo, e c’è stata commozione in tutti. Senza sapere gli uni degli altri, ci siamo tutti ritrovati qui in ricordo di lui, e credo che sia stata una cosa molto bella. Io lo conoscevo perché qualche volta ci si era visti a fare arrampicata alla palestra Rock’n Fire di Modena o a Bismantova. L’ho riconosciuto subito quando siamo arrivati lassù, ed è stato terribile. La sua passione per la montagna se l’è portato via, così giovane. Ma il suo ricordo resterà per sempre».

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