Modena. Di giorno bidella, di sera studentessa La doppia vita di Anna all’istituto Barozzi
![Modena. Di giorno bidella, di sera studentessa La doppia vita di Anna all’istituto Barozzi](https://gazzettadimodena.gelocal.it/image/contentid/policy:1.41226097:1644820666/image.jpg)
Si è diplomata a luglio, ora seguirà una certificazione di inglese e poi farà domanda per la segreteria amministrativa
MODENA Collaboratrice scolastica di mattina, studentessa di sera nella stessa scuola. E, durante la pandemia, compagna di studi del figlio adolescente, alle prese, entrambi a casa, con il monitor della didattica a distanza da due stanze diverse: “Tu quanto hai preso nell’interrogazione? E tu? Mi sembrava di essere tornata ragazza”.
Anna Accetta ha 53 anni e lavora come collaboratrice scolastica all’istituto tecnico economico Barozzi. Ha appena saputo che l’hanno cercata da Mediaset. Probabilmente vorrebbero intervistarla in merito a un episodio che l’aveva vista coinvolta di recente quando un noto novax aveva fatto irruzione nell’atrio della scuola. Di fronte ai proclami di lui, che riprendeva con la videocamera le proprie gesta del giorno facendo capire che il Covid fosse una messinscena, la signora lo invitava gentilmente ma inutilmente a mettere la mascherina. Ma Anna è protagonista di una bella storia, che parte dal Canada, dove è nata, si sviluppa in Campania, poi di nuovo in Canada e poi si conclude, almeno per il momento, in Emilia, dove vive con i suoi due figli.
Al Barozzi, in verità, vive due vite. Quella di collaboratrice scolastica, di mattina, e quella di studentessa, di sera. Nel 2019 infatti s’è iscritta al corso serale dell’istituto, che conta in questo momento 120 iscritti tra giovani e meno giovani lavoratori, dove si è diplomata a luglio scorso, coronando un sogno che si era interrotto quando da adolescente viveva ancora a Portici, in provincia di Napoli, e dovette rientrare a Montreal, in Canada, mentre stava frequentando la quarta classe di un istituto professionale.
Come mai dovette trasferirsi in Canada mentre studiava a scuola?
«Perché proprio mentre studiavo diritto venni a sapere che se non fossi tornata entro breve, là dove ero nata, avrei perso i miei diritti. Avrei perso la cittadinanza canadese, che si aggiunge a quella italiana. Io nacqui a Montreal, i miei genitori erano emigrati là un anno prima che nascessi. Quando avevo un anno mio padre ebbe però la nostalgia di casa e si rientrò tutti in Italia. Lui aveva intanto trovato lavoro nei cantieri Mediterranei. Iniziai la scuola a Portici e poi, quand’ero già alla fine della quarta superiore, appresi che avrei perso la cittadinanza canadese e anche i miei figli non l’avrebbero avuta».
È così importante avere la cittadinanza canadese?
«E’ un’altra porta aperta, oggi con la cittadinanza possiamo andare in qualsiasi momento in Canada e restarci. È importante. Ci sono rimasta due anni, ho lavorato in un ristorante di lusso di mio zio e la sera andavo a scuola, perché mi è sempre piaciuto studiare. Ho frequentato per un anno una scuola di inglese prendendo quasi il massimo dei voti. Poi mio zio si è ammalato e ho deciso tornare in Italia».
Com’è finita a Modena?
«Sono venuta qui perché dopo sposata ci siamo trasferiti. Ho trovato lavoro all’Istituto Sacro Cuore, in cucina, dove ho lavorato per diversi anni, prima di essere assunta come responsabile cuoca alla Cnh. Infine ho deciso di presentare la domanda a scuola come collaboratrice e ho lavorato in varie scuole e poi al Barozzi, dove sono ora».
Come nasce l’idea di riprendere a studiare?
«È stato grazie a un collega tecnico al Barozzi, che mi ha incoraggiata. È stato come rimettersi in gioco dopo tanti anni. Ho iniziato la quarta a settembre 2019, qualche mese prima della pandemia. È stato faticoso. Alzarsi alle cinque, andare a lavorare, preparare da mangiare e dopo pranzo dedicare tutti i giorni qualche ora prima delle lezioni è stato impegnativo ma molto appagante. Per questo vorrei mandare due messaggi ai ragazzi più giovani. Intanto quello di dedicarsi allo studio, ora che non hanno molti impegni. A coloro che invece avevano abbandonato gli studi per andare a lavorare dico di mettersi in gioco e tornare a scuola in un corso serale perché dà soddisfazione e può favorire la realizzazione personale sul lavoro. Io grazie al diploma l’anno prossimo farò la domanda per entrare nel personale amministrativo. Intanto sta per iniziare nella nostra scuola il corso di inglese B1 e C1 frequentato da alcuni prof e amministrativi. Ma ci sarò pure io».
© RIPRODUZIONE RISERVATA