Cresce l’offerta di lavoro in Fvg, ma il freno è rappresentato dalle scarse competenze dei candidati
L’assessore regionale Rosolen: «Le aziende hanno apprezzato il nuovo ruolo dei Centri per l’impiego»
UDINE. Cresce la percentuale di imprese del Friuli Venezia Giulia che cercano nuovo personale – passate dal 35% al 37,3% – con la stragrande maggioranza (il 75%, con un dato comunque in calo di 5 punti dal terzo al quarto trimestre dell’anno) che però dichiara di aver trovato difficoltà nel reperimento di personale in prevalenza per la scarsità di competenze dei candidati.
Dati, questi, del monitoraggio di Format Research nel quale emerge anche che il 42% delle imprese non ha condotto alcuna analisi sulle esigenze aziendali in termini di fabbisogno di personale e il 20% ha messo in programma la ricerca di nuovi dipendenti con soli tre mesi d’anticipo.
Migliora, in parallelo, il livello di conoscenza e di apprezzamento dei Centri per l’impiego regionali. «L’accelerazione di questi anni – ha detto l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen – legata al digitale e alle specializzazioni è un trend evidente, ma, allo stesso tempo, la ricerca ci spiega che il rapporto, pur perfezionabile, con i Centri per l’impiego migliorati negli ultimi due anni, ha prodotto soddisfazione. Il sostegno pubblico a questi percorsi è fondamentale, anche perché con il Pnrr tutta la domanda di incrocio domanda-offerta viene implementata e contribuisce ad aumentare la capacità dei Centri per l’impiego di restare al passo con i tempi. Ma a cambiare deve essere pure l’approccio della tipologia di assunzione da parte delle aziende».
Adesso, cioè, «la specializzazione e i percorsi formativi sono diventati politiche del lavoro destinate alla parte occupazionale» in un mercato «in evoluzione continua». Dopodichè, per Rosolen, alla grande mobilità e ai corsi formativi deve corrispondere un parallelo impegno delle aziende a farsi carico di questi lavoratori. «Uno dei dati che emerge dagli ultimi due anni – ha concluso – è che la maggior parte delle persone impegnate nella ristorazione e nel turismo ha cambiato lavoro. Questo sicuramente a causa del Covid, ma è anche legato alla tipologia contrattuale che li ha portati a lasciare il vecchio impiego nel momento in cui hanno trovato qualcosa di più sicuro».